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Cinema La Compagnia
Lo schermo dell’arte
Artists’ Film Italia Recovery Fund

 
Beatrice FavarettoBeatrice Favaretto, The Pornographer, 2021 Still da video - Courtesy l’artista, Lo schermo dell’arte.


Artists’ Film Italia Recovery Fund
promosso dallo Schermo dell’arte
a cura di Leonardo Bigazzi

Lo schermo dell’arte - Festival di Cinema e Arte Contemporanea presenta in anteprima mondiale il 13 e 14 novembre al Cinema La Compagnia le opere video dei vincitori del bando di produzione Artists’ Film Italia Recovery Fund, Roberto Fassone, Beatrice Favaretto e Caterina Erica Shanta, insieme al lavoro di Riccardo Giacconi, che ha avuto la sua anteprima il 2 settembre alle Giornate degli Autori/Notti Veneziane alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Finanziato attraverso una campagna di crowdfunding, che ha raccolto 27.000 euro, l’Artists’ Film Italia Recovery Fund è un progetto promosso dallo Schermo dell’arte a maggio 2020, in pieno lockdown, per sostenere la produzione di opere video di giovani artisti e artiste di nazionalità italiana durante la crisi dovuta al Covid 19.

Ideato e curato da Leonardo Bigazzi, che con il team de Lo schermo dell’arte ha lavorato a stretto contatto con gli artisti vincitori offrendogli tutto il supporto produttivo necessario, il progetto è realizzato anche grazie al contributo di Fondazione CR Firenze nell'ambito di “Partecipazione Culturale”.

Caterina Erica ShantaCaterina Erica Shanta, The Talking About Visibility Cinema Laboratory, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Lo schermo dell’arte.

I progetti dei 4 giovani artisti italiani, Roberto Fassone, Beatrice Favaretto, Riccardo Giacconi e Caterina Erica Shanta, sono stati selezionati tra le 70 domande di partecipazione ricevute da una giuria composta da Andrea Lissoni, direttore artistico Haus Der Kunst, Monaco di Baviera; Sarah Cosulich, direttrice della Pinacoteca Agnelli; Lorenzo Giusti, direttore GAMeC di Bergamo; Lucrezia Calabrò Visconti, curatrice indipendente e Leonardo Bigazzi, curatore Lo schermo dell’arte.

Un’edizione d’artista di ciascuna delle opere realizzate sarà donata alla collezione permanente della GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

"Siamo felici di essere stati scelti da Lo Schermo dell’arte come museo destinatario dei lavori prodotti grazie al sostegno di Artists’ Film Italia Recovery Fund, un’iniziativa meritoria di cui abbiamo condiviso, sino dagli inizi, gli intenti e le prospettive. L’ingresso nelle collezioni della città di Bergamo di quattro nuove opere in video, realizzate grazie alla generosità dei donatori e alla solidarietà di tante istituzioni, rappresenta un elemento di sicuro valore che all’atto concreto somma una forte valenza simbolica di rinascita", ha commentato Lorenzo Giusti, direttore GAMeC di Bergamo.

Roberto FassoneRoberto Fassone, Pas De Deux/Pas Seul, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Fanta MLN e Lo schermo dell’arte


Pas De Deux/Pas Seul
Roberto Fassone

Pas De Deux/Pas Seul è una coreografia surreale che esiste in una versione monocanale e doppio canale che, in quattro capitoli, racconta lo svolgersi di un viaggio psichedelico. Liberamente ispirato a Un Chien Andalou, il celebre film di Luis Buñuel e Salvador Dalì del 1929, il film di Fassone rappresenta per lo spettatore un tentativo di fuga dalle paure generate dal lockdown attraverso l’immaginazione, i sogni e le sostanze psichedeliche. Immagini rubate, video di YouTube, filmati d’archivio, render 3D e testi multicolore convivono in una sequenza di eventi caotica e coinvolgente. Un flusso continuo che passa per foreste sottosopra, poesie di Yoko Ono, colorate partite di tennis, brevissimi documentari, vampiri e cristalli.

Artext - Parlando di questo video lo descrivi come una coreografia, puoi raccontare di come tendi a scostarti da un modello formale com'è il Video?

Roberto Fassone - C’è un lavoro di un artista che è un bicchiere d’acqua. L’ha intitolato “Quercia”. C’è un garage. L’hanno chiamato “L’attico”. Trasformare le cose aiuta a vederle con occhi nuovi. Cosa succede se inizio a pensare a un video come se fosse una coreografia? La danza può alleggerire il video, muoverlo, renderlo unico per un momento.

A - E delle fonti alle immagini in movimento che costituiscono la partitura del Video?

RF - Principalmente artgrid.io. Poi video youtube sui Brian Jonestown Massacre, Barry Lyndon di Kubrick, l’ultima risata di Murnau, un video da 180 euro di un bambino che pensa comprato su shutterstock, i fratelli Lumiere, un’idea di Yoko Ono, un’idea di Boetti, Nosferatu di Herzog, molto altro ancora.

Roberto FassoneRoberto Fassone, Pas De Deux/Pas Seul, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Fanta MLN e Lo schermo dell’arte


A - Racconta del montaggio realizzato come un flusso psichedelico di coscienza a diversione del reale.

RF - Il montaggio è stato un processo occulto, rituale e spontaneo. La regola era rifiutare ogni immagine che potesse avere un significato razionale. Mi ricordo che ero sotto l’influenza dell’LSD Il mondo è come un romanzo. Il fantasma di Brian Jones è venuto in studio e mi ha detto di fare questa coreografia. Io ho davvero idee che arrivano dall’aria attorno a noi.

A - In che modo questo lungo periodo di limitazioni dovuto all'emergenza pandemica ha influito nella scelta dei materiali di lavoro e la cronologia dell’ideazione?

RF - Più isolamento mi ha portato a leggere Timothy Leary. Quando fu arrestato, Marshall McLuhan gli disse, no matter what, sorridi sempre.

A - Si può dire che con questo Video hai scandagliato i limiti della vita pensante e la ragione, alla costante ricerca di una varietà delle soluzioni praticabili della Visione?

RF - Forse si.

Riccardo GiacconiRiccardo Giacconi, Diteggiatura, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Lo schermo dell’arte.


Diteggiatura
Riccardo Giacconi

"Diteggiatura" racconta la realtà della Compagnia Carlo Colla & Figli, la più grande e antica compagnia marionettistica al mondo attiva da oltre tre secoli, il cui archivio raccoglie più di tremila marionette. Il film è basato su un testo pronunciato dall’attrice e regista Silvia Costa e scritto da una rete neurale artificiale. Il film è realizzato in collaborazione con Andrea Morbio, Silvia Costa e la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli, prodotto da Slingshot Films in associazione con Lo schermo dell’arte grazie anche al contributo del Fondo dell’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia.

D - Puoi raccontare come è sorta l'idea di Diteggiatura e come l'avete realizzata?

Riccardo Giacconi - Diteggiatura è un film su una compagnia di marionettisti, la Compagnia mareniottistica Carlo Colla e figli una delle più antiche e famose compagnie di maroniettisti al mondo attiva da quasi tre secoli, che vivono in un luogo particolare - l'Atelier Colla, che ospita più di tremila marionette da loro costruite in questi anni, secoli di vita.

D - In che modo sei venuto a conoscenza di questo patrimonio?

RG - Perchè io ho lavorato per la compagnia Colla per qualche anno. Ho collaborato con loro su dei lavori artistici, performattivi ed installativi e dopo aver passato questi anni a contatto con loro in un luogo cosi magico ho deciso in collaborazione con Andrea Morbio con cui abbiamo lavorato su questo film, di iniziare a fare delle immagini a fare delle riprese all'interno di questo luogo.
Questo luogo ospita un archivio di tremila marionette ed ognuna di loro ha un volto, un corpo con delle caratteristiche precise. Quindi il film Diteggiatura raconta un anno trascorso all'Atelier Colla seguendo i rituali di questa comunità che accompagna l'esistenza di oggetti antropomorfi.

Riccardo GiacconiRiccardo Giacconi, Diteggiatura, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Lo schermo dell’arte.


La cosa importante è che per questo film era particolarmente appropriato che fosse scritto anche da una "macchina" che cerca di comportarsi come un essere umano, nel senso che se le marionette sono delle macchine che assomigliano a volte in modo inquietante agli esseri umani anche il film doveva essere scritto similmente da una macchina.
Quindi ho deciso di utilizzare un generatore di testo, InferKit - basato su di una rete neurale artificiale che a partire da un imput testuale fornito dall'utente può produrre uno scritto di qualsiasi lunghezza e su qualsiasi argomento.
Il testo alla base del film è stato prodotto così.

D - Il testo è anche il motivo del titolo di Diteggiatura?

RG - Diteggiatura è l'arte di mettere le dita su di un strumento musicale però l'ho voluto utilizzare come l'arte di mettere le dita su delle corde che sono i fili che vengono utilizzati per muovere la marionetta. C'è una cosa che per tanti animatori dei gesti quindi marionettisti che muovono marionette è importante, lasciarsi sempre andare all'oggetto in una relazione univoca perché se si anima un oggetto e si ha il potere, il controllo totale su questo, sempre si lascia uno spazio per cui un oggetto possa rispondere in qualche modo. E quindi le mani e le dita sono in qualche modo un elemento molto importante.
E poi c'è una scena all'interno del film in cui le mani di uno dei marienottisti della Compagnia Colla stanno scolpendo delle piccole mani di legno di una marionetta.
Per me quello era una delle immagini più paradigmatiche del film.

Riccardo GiacconiRiccardo Giacconi, Diteggiatura, 2021, Still da video - Courtesy l’artista, Lo schermo dell’arte.


D - Invece i riferimenti cinematografici nella realizzazione di questo film?

RG - I riferimenti non sono tanto cinematografici ma letterari ed in maniera abbastanza diretta. Nel momento che ho deciso di lavoare con un generatore di testo automatico, quindi una macchina, ho fornito a questa macchina degli imput, e questi imput sono due testi, due saggi che in realtà hanno influenzato il modo come il film è stato fatto ed i temi che il film va a trattare. Il primo di questi testi è sul Teatro di Marionette di Heinrich von Kleist, un testo del 1810 in cui Klesit lega il concetto di grazia con quello di coscienza. Ed in particolare io ho fornito al generatore di testo la dichiarazione conclusiva di questo saggio che dice - “la grazia appare nella sua massima purezza nella figura umana che non ha alcuna coscienza, o in quella che ne ha una infinita: cioè nella marionetta, o in Dio”.
Questo è uno dei frammenti più famosi sul teatro delle figure in particolare sul teatro di marionette. L'altro frammento che ho fornito al generatore di testo per lavorare sul testo di questo film è invece un testo di Alan Turing che si chiama Computing Machinery and Intelligence, ed è il famoso saggio in cui Alan Turing formula il suo celebre “gioco dell’imitazione” ed inizia così - “I propose to consider the question, «Can machines think?» This should begin with definitions of the meaning of the terms «machine» and «think».” La questione quindi se delle macchine possono pensare ha poi portato allo sviluppo del computer e della robotica - qui si mette in relazione con questa formula più arcaica di animazione, di utilizzo di macchine che è l'arte del marionettista.

D - Immagino che dopo questa lunga frequentazione con le marionette la risposta sia positiva a livello del pensiero?

RG - Si mi ha sempre colpito ed emozionato vedere questa comunità di esseri umani totalmente dedicati a questi esseri antropomorfi da animare. Ed ovviamente vivono da soli ma senza l'azione. Senza il corpo umano non possono in qualche modo andare sul palco o muoveri o ballare o parlare.

 

Artists’ Film Italia Recovery Fund
a cura di Leonardo Bigazzi
Lo Schermo dell’Arte 13/14 novembre 2021
@ 2022 Artext

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