Il titolo della mostra, allusivo come spesso accade nella pratica dell’artista, si rifà ad una dimensione spazio-temporale sospesa e evanescente, così come alla molteplicità di significati attribuibile all'idea di luogo, tra spazio urbano, paesaggio naturale, dimensione materiale, ideale o storica. Le sculture presentate al Centro Pecci sono forme plastiche che si relazionano con la tradizione scultorea, che con la loro geometria e il loro cromatismo fanno eco all'architettura e ai suoi elementi strutturali, che si nutrono di opposizioni – il pieno e il vuoto delle forme, la pesantezza e leggerezza dei materiali, il loro essere al contempo transitorie e durevoli (1) – offrendosi così allo spettatore come stratificazione di segni, immagini metaforiche capaci di generare una molteplicità di narrazioni possibili.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Per la mostra al Centro Pecci Prevedello da vita ad un percorso narrativo, dove le sculture si pongono in relazione una con l’altra, amplificando le strutture di senso interne ad ognuna. Si tratta di tre opere recenti, che si differenziano per materiali e dimensioni, giocando ora con la monumentalità e la sacralità, ora con la fragilità, l’inconsistenza, il minimo intervento: sono segni e inserimenti nello spazio museale che disvelano lentamente il loro potenziale narrativo.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Ad accogliere lo spettatore all’ingresso della sala una sorta di diaframma, un’imponente scultura di ferro e vetro dal titolo Rosone (2017). L’opera è composta da profili in metallo recuperati da un’altra scultura e vetri di diverse tipologie e colori. Come spesso accade nei lavori di Prevedello i materiali sono scarti, oggetti che l’artista ha prelevato in luoghi disparati e a cui ha conferito una nuova funzionalità e valore. La struttura e il disegno del Rosone sono determinati dalle dimensioni dei singoli vetri e dal loro posizionamento all’interno del perimetro metallico. La scultura richiama, sia per forma che intenzionalmente con il titolo, i finestroni decorati apposti sulle facciate degli edifici religiosi.
Quello che Prevedello ci mostra è quindi un moderno rosone, privo di disegni e decorazioni, ma che con la sua semplicità geometrica evoca lo stesso tipo di funzione simbolica legata ad un elemento architettonico ormai consueto nel nostro immaginario iconografico. Il Rosone di Prevedello è infatti anche esso un’apertura, un portale verso un’altra dimensione - verso il Luogo titolo della mostra - che si costituisce come metafora; non più o non solo tramite di una dimensione religiosa, ma comunque “soglia” che ci conduce in un ambiente altro, denso di senso, la cui sacralità è associata a valori sempre diversi e attribuibili singolarmente, che si rifanno ora alla reli gione, ora alla storia dell’arte, alla cultura o alla società contemporanea.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Superato il rosone, nella parete alle sue spalle, si intravedono una serie di sculture a parete, come segni verticali che tracciano una linea retta che parte dal pavimento per arrivare al soffitto del museo. Si tratta di diverse lastre di marmo di risulta - dal marmo bardiglio ordinario, al verde piemontese, a quello bianco nobile - che presentano una varietà di texture e colori, ma che sono state posizionate a muro in soluzione di continuità, tutte con la medesima inclinazione.
Solo una volta che lo spettatore si avvicina alle sculture, che le osserva con maggiore attenzione, si rende conto che le lastre di marmo celano dietro di sé delle forme geometriche in gesso, una giustapposizione di moduli romboidali che citano direttamente la Colonna infinita di Costantin Brancusi. Prevedello si appropria qui di una forma celebre dell’arte modernista per sintetizzare con maggior forza la ricerca di una forza primigenia ed essenziale, capace di incarnare la tensione e l’energia della materia in un movimento ascensionale e potenzialmente senza fine.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Anche il titolo, solo apparentemente ironico, delle sculture - Ragazzo! Bisogna Disegnare!(2) - pone l’attenzione sul disegno e sulla sua geometria, che è il linguaggio costitutivo della scultura stessa. Qui il disegno trascende la forma specifica degli oggetti e si fa linea, vettore potenzialmente infinito e in divenire, analogo ad un livello metaforico alla struttura circolare del rosone, il cui cerchio, ancora una volta una linea senza inizio e senza fine, simboleggia il movimento continuo.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Al termine del percorso espositivo è visibile un ulteriore elemento, che nella sua collocazione a terra si contrappone nettamente ai movimenti ascensionali materializzati dai precedenti lavori. Si tratta di Sceso da una cava sul monte dentro lo zaino (pensando a Carlo Scarpa che pensava a Costantin Brancusi) (2017), una superficie d’acqua al cui interno è collocato un grande pezzo di marmo bianco. Prevedello racconta di aver prelevato il marmo da una vecchia cava sulle Alpi Apuane, durante un sopralluogo per uno dei suoi innesti (3) e di averlo poi portato a valle in spalla. La forma del masso è determinata dalla stessa struttura del monte e dal lavoro di estrazione del cavatore, di cui sono visibili le striature del taglio.
L’artista lo ha collocato nello spazio espositivo all’interno di un artificiale specchio d’acqua, senza alterarlo in alcun modo. Si tratta di una semplice azione di prelievo e riposizionamento, quasi un’operazione di ready-made, attraverso la quale l’artista attribuisce un potenziale evocativo ad un elemento naturale, una vera e propria funzione metonimica a rappresentare l’insieme della montagna e dell’ambiente. Il marmo prelevato dalla cava, nella sua inusuale collocazione assume una sorta di atemporalità, l’acqua che lo circonda agisce come un elemento primigenio e transeunte in contrasto con la solidità e permanenza della pietra, divenendo allo stesso tempo anche uno strumento di protezione: lo specchio d’acqua infatti isola la scultura e la evidenzia, l’ammanta di una posizione di rilievo indirizzandovi lo sguardo dello spettatore e contemporaneamente la separa dagli elementi circostanti.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
Le sculture presentate al Centro Pecci da Fabrizio Prevedello sono forme plastiche che si relazionano alla tradizione scultorea anche confutandola, che con la loro geometria e il loro cromatismo fanno eco all’architettura e ai suoi elementi strutturali, ma che allo stesso tempo si nutrono di elementi e suggestioni ulteriori. Sono oggetti formalmente e concettualmente costituiti da opposizioni e contrasti – il pieno e il vuoto delle forme, la pesantezza e leggerezza dei materiali, il loro essere al contempo transitori e durevoli – che si offrono così allo spettatore come stratificazione di segni, immagini metaforiche capaci di generare una molteplicità di narrazioni possibili.
Fabrizio Prevedello, Luogo 2018, Centro Pecci Prato.
1 -Negli anni Prevedello ha impiegato una varietà ricchissima di materiali, tra cui cemento
armato, travi di ferro, lastre di vetro, pietre , legni e piante, gesso e ceramica. Il marmo è
sicuramente uno dei materiali d’elezione dell’artista, tuttavia il suo è un utilizzo spurio, spesso
legato all’incontro-scontro con altri elementi e volto a evidenziarne qualità non intuitivamente
associabili al suo uso, quali trasparenza, leggerezza e duttilità.
2 -Il titolo della serie è una frase che lo scultore carrarino Remo Pietra ripeteva in continuazione
all’artista durante la loro collaborazione in un laboratorio di scultura a Berlino. Prevedello
ricorda come Pietra assomigliasse moltissimo fisicamente a Costantin Brancusi.
3 -Gli Innesti sono una serie di interventi scultorei a cui Prevedello lavora sin dal 2010 e che vedono
l’artista posizionare dei marmi precedente lavorati all’interno di solchi tracciati su pareti
di cave dismesse nelle Alpi Apuane o nelle Dolomiti Venete, secondo una forma prestabilita
che si reitera sempre. Si tratta di veri e propri innesti, inserimenti di elementi contigui ma di
natura diversa, che mettono metaforicamente in dialogo molteplici dimensioni temporali e
paesaggistiche. L’azione, che avviene in solitaria, costituisce una parte fondamentale del lavoro
e viene documentata in video, evidenziando l’importanza che la dimensione performativa e
processuale della scultura assume nel lavoro dell’artista.