Prospettiva, Tempo e Stelle
Un dialogo tra Sergia Avveduti e Serena Becagli
Cara Sergia, in questa conversazione attorno al tuo lavoro mi piacerebbe porre l’attenzione su alcune opere, partendo proprio da alcuni lavori che ho inserito nella mostra “Paesaggi personali” da me curata alla Galleria Vannucci di Pistoia.
Mi sembra che nel tuo percorso ci siano temi ed elementi ricorrenti – oltre a una costante osservazione del paesaggio – come la visione e la prospettiva, il tempo, gli elementi atmosferici.
Vorrei partire da alcune riflessioni che ho fatto attorno a delle opere in mostra e confrontarle con altri tuoi lavori. Avrei scelto di parlare di Prospettiva mettendo a confronto l’opera
Ciglio di Sole con le opere
Affettuoso Larghetto e
Osso, Pulpito; di Tempo con le opere
Tifone e
Meccanismo d’orologio; e di Stelle partendo da
Siderale ed arrivando a
Osservazioni astronomiche, passando da
Principio d’incendio.
Affettuoso Larghetto, 2001 acrilico su tela 105x150x5cm, canna d'organo, 180x10cm veduta dell'installazione MART, Palazzo delle Albere, Trento
Tempo
Prospettiva
Serena Becagli - Ciglio di Sole – all’interno della mostra che ho curato – è stato per me quasi un punto di partenza nel percorso espositivo. L’opera è composta da una stampa su zinco che riproduce il Sole e di fronte a questa rappresentazione – la lastra non è dritta ma fa una curvatura – hai posto una scultura in gesso ceramico con un buco al centro. L’opera è collocata su un piedistallo che induce lo spettatore a piegarsi leggermente per guardare il Sole attraverso il foro, ad assumere quindi un punto di vista. La scultura è scavata da dei solchi che partono dal foro: mi sembra quasi il punto in cui si incontrano e si solidificano gli sguardi quando incrociano i raggi del sole.
Con le opere Affettuoso Larghetto e Osso Pulpito, che sono due opere all’apparenza molto diverse ma che hai presentato nella stessa stanza nella mostra curata da Giorgio Verzotti a Palazzo delle Albere a Trento, fai delle considerazioni sulla prospettiva, sul punto di vista e sulla visione. Mi racconteresti come hai lavorato in queste due opere e perché con il curatore le avete messe collocate così nello spazio? Anche Affettuoso Larghetto è poi, in qualche modo, la rappresentazione di un Sole.
Sergia Avveduti - Quando ho attraversato lo spazio di Palazzo delle Albere ho pensato di realizzare un'installazione site specific articolando le opere su due pareti che si fronteggiano in modo tale da generare un dispositivo sensoriale aperto a una percezione più ampia e profonda.
Osso (pulpito), 2002, legno,225x180x20cm, veduta dell'installazione
MART, Palazzo delle Albere, Trento
Osso, pulpito porta con sé una serie di connotazioni molto forti, provenienti da lontano. La sezione frontale di un pulpito in legno di noce è collocata perfettamente aderente alla parete, in un’alterazione della percezione prospettica. Ho pensato di schiacciare questa forma sulla parete, come fosse un’ombra, una presenza potente o una sorta di monito severo. Ma in questo caso non sono coinvolte implicazioni religiose particolari, è semplicemente la forza evocativa di quel prelievo che viene intensificata in una dimensione più astratta e formale. La scultura incongruamente bidimensionale è in dialogo con l'opera pittorica presente sulla parete opposta che consiste nella trasformazione di un adesivo ingrandito in pittura, occhieggiante all'antico.
Affettuoso Larghetto è la mia personale reinterpretazione del punto di fuga prospettico: un confine circolare delimita la fisionomia di questo cane/sole. La dimensione legata a un immaginario a volte la ritrovo in particolari minimi, altre volte la posso rintracciare in forme emotivamente più coinvolgenti e dal pulpito, come un osso lanciato, la predica giunge alla bocca del fedele in ascolto.
Meccanismo d'orologio n° 17, 2007 legno, carta di riso, passamaneria, betulla bianca, 100x80x190cm neon>fdv, Milano
Tempo
SB - Tifone è un lavoro che mi affascina molto, per le innumerevoli letture alle quali può portare, per la sua misteriosa fattura che ha molto a che fare con l’artigianato e il design. Ci tenevo molto a portarlo nella mostra che ho curato, per le varie componenti legate al tema del paesaggio e per quella convivenza di un tempo meteorologico e di un tempo di durata.
Mi ha sempre colpito l’uso che fai di alcuni meccanismi di orologio che ingrandisci e ricrei in legno. E forse ho scelto proprio quel lavoro per la mostra anche perché mi ha riportato indietro nel tempo, alla tua partecipazione al Premio Maretti nel 2002 alla GAM di Bologna o al lavoro presentato da Neon a Milano del 2008 nella mostra curata tra l’altro da due amiche, Michela Arfiero e Daniela Lotta.
SA - Notebook numero zero OGGETTI A FUNZIONE ESTETICA, 2008, a cura di Michela Arfiero e Daniela Lotta era un progetto espositivo che sondava alcuni aspetti dell’azione progettuale dell’arte legata al design e dunque il connubio tra la struttura mentale del processo artistico e la struttura estetica del design. In quell'occasione presentai Meccanismo d'orologio n 17. Si tratta di un piano ottenuto rielaborando la forma di un meccanismo di orologio; il corpo poggia su tre gambe e un ramo di betulla. Al termine della trasformazione delle forme emerge, nell'ambiguità, la struttura di un tavolino e il profilo di una lampada.
Perpex, 1999 veduta dell'installazione, Galleria Neon, Bologna
Con quest'opera sono giunta ad un ultimo passaggio nel quale la forma del meccanismo, realizzato in legno, si trasfigura in quella di un tavolino. Ma su questo nuovo oggetto ho poi innestato un ramo di betulla, con una parte sferica sulla sommità rivestita di passamaneria multicolore. L’interferenza è nata da un interesse verso soluzioni che sfiorano le specificità della moda e del design. Mentre le opere vincitrici del Premio Maretti riflettevano sul tempo coinvolgendo anche lo spazio rappresentativo di un dipinto antico che veniva modificato digitalmente espandendo i confini dell’edicola inizialmente retrostante la testa della Madonna. In Impallato del 2002, presente all'inteno della collezione del MAMbo, riconosciamo la Madonna delle Torri di Bramantino, ma di questa ora non se ne vede più il volto in quanto è letteralmente “impallata” dall’architettura del baldacchino. Con un semplice spostamento, si presenta una nuova visione del quadro che ora torna ora privo di aura ed invece carico di disarmante ilarità. A terra un meccanismo d'orologio è stato ingigantito in modo da risultare una presenza fisica imponente ma sfuggente, capace di scivolare via appena si rintraccia un codice interpretativo. La pesante presenza del legno è collegata all'idea di una esatta velocità meccanica a cui è sottoposto il trascorrere del tempo mentre l'mmagine è connessa allo sterminato archivio di immagini offerto della Storia dell’Arte, dandone una interpretazione differente.
Osservazioni Astronomiche, Sole, Luna, Giove, 2019 C- print su carta Hahnemuhle Fine Art, 35x50x3 cm ciascuna
Stelle (e fuoco)
SB - Tornando all’opera Tifone, vorrei qui soffermarmi sulle immagini presenti sui due lati della stampa che troviamo, leggermente inclinata e inserita quasi come una lama, nel corpo del legno.
Volevo partire dall’immagine che troviamo sul retro dell’opera che poi, come immagine in sé si intitola Siderale. C’è questa idea di lontananza e di osservazione dei corpi celesti che mi fa pensare al tuo lavoro Osservazioni astronomiche del 2019.
Mentre la parte frontale delle stampe appartenenti a Tifone rappresenta un incendio, se non ho interpretato male, e attraverso questo riferimento vorrei salire su uno dei tuoi meccanismi d’orologio per tornare al 1999, quando ancora abitavo a Bologna e frequentavo la galleria Neon di Gino Gianuizzi: qui nel 1999 presentasti proprio la tua personale Perpex curata dal compianto Roberto Daolio.
SA - Osservazioni Astronomiche sono dedicate alla Specola di Bologna, primo osservatorio astronomico pubblico italiano a pochi passi da casa mia.
All'origine sono partita dalla post produzione di alcune fotografie di dipinti di Donato Creti, tra i più raffinati pittori del settecento bolognese. Luigi Ferdinando Marsili fece ritrarre dal pittore i principali strumenti della Specola Marsiliana, ricevendo precise istruzioni dagli scienziati, in una serie di otto piccoli paesaggi che mostravano gli astronomi intenti ad osservare i pianeti. Inoltre gli oggetti celesti raffigurati da Creti riguardano tutti i pianeti del Sistema Solare allora conosciuti così come si osservavano con gli strumenti dipinti. Dunque Urano Nettuno e Plutone non potevano essere rappresentati.
Impallato
Osservazioni Astronomiche, sono una personale rilettura dell'antico orientata su un'amplificazione della dimensione concettuale e narrativa. I personaggi escono di scena, rimangono telescopi, strumenti ottici, carte e una sola piccola figura riassorbita nella vastità del paesaggio, schiacciata nell'osservazione silenziosa di un corpo celeste grandioso (Osservazioni astronomiche, Sole).
Le immagini intendono raccontare di un sapere umano composto da differenti registri linguistici e temporali. Si tratta di un lavoro a più livelli che gioca con il concetto d'originalità e di riproduzione, di riconoscimento e di spiazzamento, in cui l'aspetto visivo funziona come punto d'appoggio sfuggente, che scivola via quando si rintraccia il codice interpretativo.
A volte scelgo delle immagini di quadri antichi quando un particolare mi colpisce profondamente, poi procedo al computer modificando alcuni aspetti dell’immagine legati a quel particolare, verso una dimensione più astratta. In questo modo l’antico è visto con uno sguardo decentrato e diventa un filtro per produrre slittamenti di senso e disordini emotivi. (Principio d'incendio, 2002)
Principio d'incendio, 2002, lambda print 28x20cm
Questo è il risultato finale che mi interessa raggiungere. Per arrivarci lavoro su un’idea che genera un progetto e mai viceversa. L'opera in realtà ha un senso di coerenza che è fortemente radicato nel legame tra l’inconscio e l’idea che conduce al progetto. Ho scelto di procedere in questo modo fin dalla mia prima personale da Neon a Bologna nel 1999 (Perpex, a cura di Roberto Daolio). In quell'occasione erano presenti in mostra immagini fotografiche elaborate al computer, alcuni dipinti e una maquette. Le opere installate rivelano soluzioni diversificate nelle quali quotidianità, storia ed astrazione si fondono tra loro. A terra il plastico di grandi dimensioni riproduce una suggestiva città fortificata che svolge la paradossale funzione di porta uovo (Eggcup). Sulla colonna portante dello spazio espositivo quattro fotografie di dipinti del Quattrocento italiano sono state alterare rimuovendo al computer tutti i personaggi presenti nelle composizioni, in modo tale da lasciare in evidenza esclusivamente il paesaggio. In seguito, al centro una piccola collina è stata creata attraverso l'elaborazione digitale di micro componenti dell'immagine (Senza titolo, #1, #2, #3, #4). Infine alcuni dipinti alle pareti raffigurano facciate di chiese e tempietti, resi attraverso sintetiche linee guida e situati al centro di campiture di colore bianche ed omogenee. In questi dipinti è stata adoperata una tecnica pittorica che conferisce un leggero rilievo tridimensionale alle zone nere. Si tratta di una soluzione che vuole evocare la pellicola adesiva utilizzata nella grafica. Il dipinto nasce da un incontro tra un'architettura antica e la possibilità di astrazione consentita attraverso gli strumenti della pittura.
Sergia Avveduti, Tifone, 2021 particolare. Foto Alessandra Cinquemani.
Sergia Avveduti (Lugo, 1965)
A partire dalla fine degli anni Novanta concentra la sua ricerca verso lo sterminato archivio di immagini offerte dalla storia dell'arte, offrendone un'interpretazione differente. L'attrattiva verso il sapere umano identificato con l'arte e l'architettura crea mondi connessi ad un immaginario personale e al tema del viaggio. Fotografie, video, sculture e disegni come linguaggi privilegiati, attraversati da una leggera e lirica vena narrativa. Un'attenzione verso il paesaggio e l'architettura che caratterizza da sempre i suoi lavori. Sergia Avveduti coglie la capacità del paesaggio di contenerne un altro al suo interno, quello presente che osserva e quello assente, immateriale, fatto di informazioni visive, di memorie, quasi una strategia di adattamento culturale, somma di tutti i paesaggi possibili.
Attraverso la stratificazione di elementi contrastanti indaga quello che si nasconde dietro la realtà delle cose, oltre il visibile. Sono appunti e segni di un paesaggio del tempo come sedimentazione e come dispersione, ma anche come deposito di una frantumazione che abbina una progettualità geologica, riservata alla natura, ad una più propriamente artificiale e architettonica.
Nella sua riflessione su una particolare pratica di collage fotografico i prelievi cartacei vengono ricomposti dando vita ad un nuovo landscape creato da immagini esistenti e da quelle immagazzinate nell'immaginario dello spettatore. L'oggettività dell'obiettivo fotografico si unisce alla percezione soggettiva in un processo che è contemporaneamente di distruzione e costruzione di valori. La fisicità cartacea dei frammenti utilizzati supera il senso di effimero prodotto oggi dalle immagini digitali: il ritorno ad un'immagine materiale e l'assenza di un reale contesto di riferimento diventano strumenti di rielaborazione di una capacità immaginativa quasi perduta.