Simposio di pittura
a cura di Luigi Antonio Presicce
18/12/23, 21:47 -
Luigi Presicce: Cari amici, non bestemmiate se mi presento con l'ennesimo gruppo WhatsApp, io detesto tutto ció, ma questo è un esperimento filosofico... Non me ne volete. Si tratta di una chat che verrà successivamente pubblicata su un portale che si occupa di arte in maniera davvero trasversale: ARTEXT. Vi chiedo con l'attenzione che riterrete opportuna di scrivere alcune riflessioni sulla vostra esperienza all'interno del Simposio: puó essere un pensiero volatile, un qualcosa di più approfondito, una semplice risposta a qualcuno del gruppo che ha già scritto o come da indicazioni (i documenti che allegheró) una risposta a qualsiasi di quei punti.
Una grossa cortesia NON Mandate VOCALI (difficilissimi da editare), NO FACCINE, NO BALLERINI, CUORI FORSE, ma vedete voi.
i tempi ovviamente sono stringati:
15 gennaio tutto il testo deve pervenire all'editore già editato.
31/12/23, 17:47 -
Jimmy Milani: Leggendo i tre punti carichi di suggestioni e possibili intenti, ciò che mi arriva è una velata sensazione di sentire comune. Non è facile entrare tra le righe per argomentare o confutarne alcuni dei periodi! Vorrei solo concentrarmi e sottolineare l’imprescindibile concetto di gruppo e l’ingombrante memoria che questo termine ha quando utilizzato in un contesto diametricalmente artistico, come è il nostro.
I tre punti sembrano pronti a manifestarsi o sono già manifesto di un sentire che definisce una visione collettiva.
Vedo il simposio di pittura come una sorta di “casa” con la conseguentemente “famiglia” che la vive.
Una famiglia nella quale vige, con tutte le sfaccettature del caso, un’unica regola:
condividere con il resto della community l’individuale idea di arte, ma sopratutto perseguire la propria pratica pittorica e mentale in compagnia di rispettabili colleghi e vecchi o futuri amici.
Leone Maria Presicce, Adelaide Cioni, Simposio di pittura 2022, quarta edizione
03/01/24, 14:17 -
Adelaide Cioni: mando una cosa che avevo scritto subito dopo il simposio l’anno scorso.
03/01/24, 14:17 -
Adelaide Cioni: convivo per due settimane con un gruppo di pittori. arrivano con sacchi enormi pieni di tele e colori. sono dei sensuali. non pensano. vivono immersi nella vernice, in un rapporto spasmodico con il visibile. non pensano. tirano fuori tele e pennelli e subito attaccano quello che vedono. lo vogliono. lo fanno proprio. subito. convivono beatamente col peso delle cose. non ci pensano. dipingono e basta. è un’immediatezza. è bellissimo. tornare ai sensi. penso che in fondo è una soluzione possibile. una soluzione come un’altra al problema della vita. io di mio sono una bestia strana, ogni tanto sono anche pittore, nei momenti di massima felicità, quando non c’è separazione, e tutto si trasforma senza che neanche mi renda conto di come o cosa è successo. vorrei esserlo sempre.
Luigi Antonio Presicce, Maddalena Tesser, Simposio di pittura 2019, seconda edizione
03/01/24, 15:51 -
Luigi Presicce: Il simposio in termini classici porterebbe far pensare a un banchetto dove gli invitati discutono di argomenti di comune interesse. Certamente il Simposio di pittura é anche questo, ma la lingua che viene utilizzata principalmente é la pittura, parlata e praticata. Non sono mai stato un fervente sostenitore della teoria, anzi, neanche così tanto né sostenitore né tanto meno fervente. A me piacciono le persone, non quelle con le quali non ti senti a tuo agio, non quelli che sanno tutto e te lo devono dimostrare, ma la gente semplice, chi persegue un ideale con estrema perizia, ma sa mettersi in gioco, con sé stesso e con gli altri. Per la prima edizione del Simposio (2018) chiamai dei pittori amici, altri che conoscevo meno, ma che stimavo, e altri che mi furono suggeriti. Era una chiamata alla convivialità, allo stare insieme sotto la spinta di formare, anche solo per un breve periodo, una comune. Il Simposio di pittura non imponeva nulla, né di stare con gli altri, imponendo momenti di sedute in cerchio, né tanto meno di dipingere o disegnare. L'invito era a ritrovarsi per una vacanza condivisa, in una casa padronale di fine ottocento ristrutturata nel rispetto dell'ambiente, quindi solo energia ricavata da pannelli solari e un giardino di settecento metri quadrati dove trovare il proprio spazio nel caso i quattrocento metri quadrati di casa non fossero bastati. In più la casa è situata fuori dal centro abitato, per cui nessun tipo di rumore e in automobile si raggiunge il mare di entrambe le coste salentine (Adriatico o Jonico), in una ventina di minuti.
Questa era la proposta, senza pagare un centesimo che non fosse una piccolissima quota giornaliera per fare la spesa e supplire così alle necessità dei tre pasti quotidiani. A posteriori devo considerare il fatto che il mio invito arrivó anche a persone che io ritengo siano importanti per la scena pittorica italiana, ma che di fatto soffrono di una sociopatia che gli impedisce di trovarsi tra la gente. Non faccio nomi. Ho voluto comunque fare un tentativo anche se la risposta era scontata. La mia espansione verso gli altri peró a volte si è scontrata anche con personaggi che mi hanno detto semplicemente che gli artisti tra di loro si odiano, senza neanche provare a fare l'esperimento dei "topi in gabbia". Per cui a conti fatti solo chi è disposto a mettersi a nudo forse puó considerare l'idea di una comunità, gli altri rimarranno isolati.
La percezione che ho avuto da subito comunque é stata che gli artisti, in particolare i pittori, hanno un sacco di cose da dirsi, dalle tecniche, agli stratagemmi, ai posti dove comprare materiali, da come tengono in ordine lo studio a come non lo fanno, la musica che ascoltano quando dipingono, i discorsi infiniti sui galleristi e poi il maledetto sistema italiano. Anche cercare di unire diverse generazioni é una cosa fondamentale, tutti imparano qualcosa sempre. Quello che provo a fare, io, che non sono niente nel sistema, dovrebbero farlo le istituzioni, ma a questi non gli verrebbe mai neanche in mente di creare qualcosa di semplicemente bello da viversi, allora deve nascere il Simposio di Pittura, la Scuola di Santa Rosa, la Nuova scuola di Scilla, Polka Puttana, La Tana delle tigri... Tutti "progetti" fallimentari, in cui non si guadagna un soldo, ma si creano relazioni, amicizie, si condivide un momento bello della vita. Sono certo che non é sbagliato cercare di mettere insieme le persone, sono meridionale e credo nell'accoglienza, ma questa non puó nascere da sola, ha bisogno di una spinta, di una volontà. Non sarebbe mai nato Brown Project Space a Milano nel 2008 se noi come artisti avessimo pensato egoisticamente solo alla nostra carriera (che brutta parola). Invece sentivamo che proprio quella città aveva bisogno di un cambiamento che doveva venire dal basso, perché l'alto stava prendendo sempre più le distanze e non c'era più posto per sperimentare, condividere idee o semplicemente parlare. Il Simposio è figlio di tutte queste esperienze, della generosità di artisti che hanno fatto cose per altri artisti, perdendo il proprio tempo, il proprio denaro e la faccia, talora fosse servito. Non mi aspetto che questo sia da esempio per avviare altre attività simili, anche se ce ne sarebbe bisogno, quello che mi rende felice è quando vedo le persone che dopo il Simposio iniziano a cercarsi, a vedersi, a stare insieme con la stessa armonia, anche al di fuori dalla casa. Questo è oro per me.
Simposio di pittura 2023, quinta edizione
03/01/24, 16:46 -
Davide Mancini Zanchi: Azz mi ero scordato di mandarvi quello che avevo scritto!
03/01/24, 16:46 -
Davide Mancini Zanchi: La pittura mi tortura, matura e dura da un'avventura che sicura non mi cura, naturale, no?
Al simposio ho trovato gente come me, che non sta più insieme, no, questa è una canzone anni 90 credo.
Al simposio invece si è stati assieme, molto, io praticamente non ho dipinto perché per me la pratica del dipingere è cosa intima e privata, per di più sono convinto di essere timido; anche se non ho mai guardato sul vocabolario il significato del termine suddetto. Ora guardo...
Oppresso da un senso di timore o pudore o soggezione o denotante di esitazione o impaccio oppure mancanza di decisione o convinzione.
Quando dipingo la definizione di timidezza svanisce, mi nascondo davanti alla tela prima, poi dietro cosicché da davanti non mi si possa vedere. Dovrei dimagrire per stare meglio dietro ad un quadro appeso, o forse, più semplicemente fare dei quadri più spessi, magari con qualche buco per far circolare l'aria.
Vabbè, comunque, a primavera del 2023, ero tentato di far un bel falò con tutta le mie cose; io le chiamo cose, non lavori o quadri o ancora peggio opere.
Quando Luigi, sorprendentemente mi ha invitato al simposio ho pensato "cazzo!" perché, non lo sai, ma io soffro di invidia da pennello perché sovente mi capita di scontrarmi contro chi non considera il mio lavoro come "pittorico" e quindi fui sorpreso di far parte di un Simposio di Pittura, ma poi, cos'è un Simposio? Niente vocabolario adesso...
Arrivato mi trovai in una bellissima costruzione pugliese, credo dell'Ottocento, la casa era vuota, perché era pomeriggio e tutti i simposiani erano al mare... Ficcai un attimo il naso, c'erano diverse postazioni in cui pittori misteriosi lavoravano (supponevo che lavorassero tra la pause). Luigi era in casa, mi accolse, era tutto nuovo per me, materassi a terra, camere condivise, quasi tutti abitanti sconosciuti. A memoria passarono circa 73 minuti; simposiani rientrati, la sensazione era quella di essere a casa. Da lì, non Salvador, ho mollato il cellulare da na parte, e ho perso completamente lo spirito dello spazio e del tempo. Non so cosa ho fatto di preciso, forse non ho fatto nulla. Mi ricordo di aver montato una tela su quattro legni, ma di dipingere non avevo voglia, ero un pò dispiaciuto perché forse qualcosa andava fatto, l'ho fatto... Ma così, giusto per...
Intanto guardavo, parlavo... Stavo lì, con loro, in questa bolla spazio-temporale in cui noi, i simposiani, eravamo astratti dal logorio della vita moderna.
Poi piano piano si avvicinava il termine del simposio, molti abbracci, diverse lacrime, amici nuovi con i quali, anche in silenzio, si parla la stessa lingua, soprattutto in silenzio.
La mia novella si conclude con un me stesso che torna a casa con una voglia di dipingere come da anni non c'era, con la voglia di dipingere più forte, soprattutto dipingere e dipingere sopra tutto. Chi fa sa che un granello di sabbia ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro che ne sposta un altro, e così le cose cambiano e un mucchio di sabba diventa un dosso sul quale qualcuno costruisce qualcosa.
Va ringraziato Luigi Presicce che ha forza e coraggio per aver creato tutto questo, i simposiani, uno ad uno, ma senza fare nomi, per la loro unica essenza e ringrazio me stesso perché sono un eroe, coraggioso e molto attraente; no scherzo, ringraziare se stessi è una cosa da calciatore tatuato.
Francesco De Grandi, Simposio di pittura 2019, terza edizione
05/01/24, 18:48 -
Francesco De Grandi: Da Luigi.
Ho passato le estati della mia infanzia fino all’età di 13 anni in un luogo speciale, era la casa sull’isola di Ustica dei miei adorati zii Gilda e Toto.
La casa si chiamava Il Pagliaio.
Era una casa spartana, raggiungibile solo dal mare o da un’impervia mulattiera. Constava di tre camere da letto con otto letti a castello e svariati materassi, il resto delle camere era all’esterno dentro una serie di grotte vulcaniche alcune molto grandi altre via via più piccole. La grande grotta principale, con un ampia campata di imponente altezza aperta sul mare ospitava il salotto, la stanza da pranzo e la zona giochi e relax, una più piccola era per la cucina, una per la cambusa e un paio di gotticelle più appartate e vicino alla battigia erano destinate ai bagni. In questa casa non c’era luce elettrica, al tramonto le grotte venivano illuminate da candele e lampare da pesca a gas, l’acqua si prendeva da una grande cisterna di acqua piovana che veniva raccolta durante l’inverno attraverso un sistema di canali alla maniera degli antichi pirati saraceni ed i generi di prima necessità arrivavano ogni mattina, mare permettendo, portati da un leggendario pescatore usticese che si chiamava Giannuzzo e che urlando “occhiovivooooo” annunciava l’arrivo di pesce appena pescato, aragoste, gamberetti, dentici, sgombri e ghiaccio da stivare nel grande pozzetto della marina americana risalente alla seconda guerra mondiale. Le altre derrate alimentari che venivano ordinate a seconda dei bisogni, erano reperite a turno dagli ospiti della casa andando a piedi in paese. La mattina un fantoccio vestito da maggiordomo con una maschera da carnevale annunciava con un cartello le comunicazioni dei padroni di casa, erano motti di spirito, mansioni giornaliere o annunci di arrivi e partenze. Lo zio Toto, teneva insieme quella piccola comune di gaudenti epicurei con poche ma ferree leggi inviolabili. Per il resto tutto si autoregolava. Tutto il giorno lo si passava pescando, riposando, cantando, giocando, chiacchierando, baciando, cucinando, ballando, dipingendo ma soprattutto assaporando il senso di totale libertà che ti da il vivere senza alcuno scopo.
Quando tutto finì le mie estati diventarono uguali a quelle di qualsiasi ragazzetto nell’Italia dell’edonismo reganiano, mi resi conto di quanto prezioso fosse quel vivere ogni momento nel suo essere immediato senza passato né futuro, nell’incanto e nella bellezza condivisa.
Mi ricordo che la prima vota che arrivai alla casa cafausica percorrendo il viale che porta dal cancello alla villa, mi tornarono in mente le parole che su una lastra di marmo campeggiavano all’entrata del sentiero che dall’approdo a mare portava su al Pagliaio, dicevano:
“Qui il mondo è lontano, la vita comincia ora”.
Francesco Lauretta, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
05/01/24, 19:47 -
Francesco Lauretta: Simposio di pittura, chiamato da me Simpsons di pittura, è una esperienza che travolge i pittori invitati, non una semplice residenza. Ho avuto la fortuna di essere stato invitato alla prima e alle due ultime anche se in queste ultime non ho vissuto tutti i giorni programmati, con rammarico e con sollievo direi. Il Simposio ha la strana e vistosa abilità di condurti in uno spazio altrimenti sognato, almeno per me, semplicemente perché ti mette nella condizione di vivere una vita improbabile fatta di comunione e condivisione verso una passione per la pittura che, come sa bene il pittore, è movente di felicità o di terrore, dubbi che stravolgono il corso di una vita altrimenti 'diversa'. Nei tre Simpsons ho trovato modo e luoghi dove poter riordinare e magari orientare le ricerche in corso di quei giorni, ma al di là delle mie necessità estemporanee ho scoperto e formato amicizie fondamentali che mi hanno aiutato, nella distanza poi, a vivere con responsabilità la postura e l' isola nella quale generalmente mi trovo a lavorare durante i giorni che scivolano come acqua sui palmi delle mani. La pittura dunque istituisce, nei casi migliori, rapporti straordinari tanto che alla fine dei giorni trascorsi a San Cesario, inevitabilmente, si torna come bambini.
Monica Mazzone, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
09/01/24, 14:10 -
Monica Mazzone: L’invito al Simposio non me lo aspettavo proprio, io che non ho mai considerato la pittura come lato del mio poliedro, ma che il dipingere mi ha da sempre aperto il cuore. Eppure i miei artisti di riferimento sono quasi tutti pittori dell’antichità.
Al mio primo arrivo la situazione mi era sembrata ingestibile e ho pensato che sarei rimasta al massimo 4 giorni.
La terza mattina invece è arrivato un abbraccio sconosciuto, con la barba nera e lunga, che mi ha sciolto le braccia e riscaldato come il sole sulla battigia. Amo il mare e la bellezza dell’arte più di ogni altra cosa.
Sono un colore freddo e mi piacciono le linee rette spezzate, ma invoco l’amore dove dentro tutto è rotondo e tiepido ed è la cosa di cui ho più bisogno.
Al Simposio ho imparato ad accettare di voler fare pittura in qualche modo - anche se dentro lo spazio e fuori dal tempo - dagli “altri”: amici artisti, i vicini di tavolozza, questi esseri mitologici imprevedibili e meravigliosi che ti preparano il pranzo e che ti passano la candeggina per pulire il cesso.
Il Simposio inizia e non finisce più, ti arrampichi sul muretto per vedere di là nel mondo cosa succede quando devi ripartire, ma continui ad essere il filo di quel gomitolo che racchiude infinite possibilità. Come un puzzle con i pezzi tutti bianchi…da dipingere per l’appunto.
Ho recentemente sentito Hockney pronunciare un antico proverbio cinese in merito alla pittura in un documentario su Hokusai: per dipingere servono tre cose, la mano, gli occhi e il cuore. Due sole non bastano.
Al Simposio ci sono tutti gli arti e gli organi e i sentimenti che servono.
Andreas Zampella, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
09/01/24, 17:17 -
Andreas Zampella: La comunità è un concetto in divenire, mutabile, così come la famiglia. Non sono parole statiche ma che, direi fortunatamente, cambiano con il passare del tempo. Riunirsi in una casa per un periodo delimitato costituisce la nascita di una comunità provvisoria e le relazioni che avvengono al suo interno in quel periodo sono molto vicine a quelle che avvengono in famiglia. Un luogo che diventa casa anche se non è casa tua, un gruppo di persone che prima non conoscevi diventano parenti, cugini, fratelli. E poi di colpo tutti sparsi per l’Italia, per il mondo. Il simposio è un occasione per cambiare il sistema, per vedere le cose da un altro punto di vista. Il colore ci accomuna a priori, ma il vivere insieme cambia il paradigma e le cose in comune si creano, si plasmano, si vedono, si sentono, si cucinano insieme. Il simposio non è reale, è un luogo tra veglia e sonno, una casa sulle nuvole, esiste solo d’estate.
Valeria Carrieri, Simposio di pittura 2022, quarta edizione
10/01/24, 12:06 -
Valeria Carrieri: Ciao! Invio una nota scritta in aereo prima di arrivare al Simposio 2022 e una poesia letta allo stesso simposio intorno al fuoco.
10/01/24, 12:06 -
Valeria Carrieri: Appunto del primo luglio duemilaventidue (andando al Simposio)
Sto andando a una residenza per pittori. Non so bene cosa aspettarmi da questi giorni se non l’accesso a una parte silenziosa di me stessa. Una parte muta? No, silenziosa. Una musa che tace, taciuta, disattesa, una musa passabilmente arrabbiata, annoiata, che guarda l’orologio e alternatamente leva gli occhi al cielo, sbuffando come una francese.
Vorrei che le mie dita fossero leggere come sottili gambe di insetti, avere piccole ali di zanzara o di ape al posto delle ciglia, osservare il mondo attraverso questi minuscoli filtri azzurrati, disposti a forma di lunetta.
Non mi aspetto nulla da questa seconda volta, spero tanto di XXXXXXX e di non sentirmi come quasi sempre, così piena di vergogna per quel poco che so, che sono, che ho da offrire. Mi piacerebbe che le intemperie del mio malumore, la tristezza stanca, avvolgente di questi ultimi giorni che saliva in spirali bianche dall’umidità del giardino, trovassero una specie di diga, una calma, un bacino in cui riversarsi e stare in equilibrio, perché tutto ciò che è trattenuto smetta di diventare brutti pensieri e sia invece forza immaginativa, intelligenza degli arti (gli arti, che abbracciano, che raccolgono, che fanno da mangiare e nutrono, che disegnano, che dipingono, che modellano, che danno seguito o origine, un po’ l’uno, un po’ l’altra, ai pensieri).
La delusione occupa un posto preciso al centro del petto come una foto del cimitero, ma ha anche un suo rintocco, quasi allegro, mi ricorda di essere umile, paziente, di votarmi di nuovo agli amori indefettibili. Una ferita recente posa su quelle che le hanno precedute, ma vuole anche curarle e curarsi. Piccola, minuta, illusione beatifica.
Mi forgerò una minuscola reputazione fatta di cose raccolte in giro.
Vorrei dipingere alcuni stati tra la coscienza e la trasfigurazione, prendere in giro il mio feticismo per gli oggetti che non è altro che l’ennesima, la più materiale, delle vie per ritornare all’infanzia.
Ritrovare l’amicizia, quella ribellione che unisce nell’amicizia infantile, nella coscienza precisa di essere qualcosa di così effimero e tanto grande. Questi meravigliosi paradossi dell’infanzia dai quali non ci separeremo mai abbastanza, per nostra fortuna e per nostro atroce pungolo immortale.
Mi chiedo il legame tra i bisogni fisiologici e quelle che sono le creazioni della mente (la mente spazializzata che coincide con il corpo e lo esonda in alcuni stati di grazia, ma anche la mente defraudata che è il corpo durante la malattia).
10/01/24, 12:07 -
Valeria Carrieri: Sojourn in the Whale (poesia letta intorno al fuoco al Simposio)
Soggiorno nella Balena
Intenta ad aprire porte chiuse con una spada, a infilare
gli aghi dalla punta, a piantare alberi da ombra
con la testa in giù; ingoiata dall’opacità di una che i maria mano più di quanto amino te, Irlanda,
tu hai vissuto e vissuto tra strettezze di ogni sorta.
Tu sei stata obbligata dalle streghe a filar dalla paglia
un filo d’oro, tu hai udito uomini affermare:
«C’è in lei un temperamento femminile, del tutto opposto al nostro,
che la induce a fare queste cose. Circoscritta
da un retaggio di cecità e incompetenza
innata, rinsavirà e dovrà venire a patti.
Stretta dall’esperienza, tornerà sui suoi passi;
ché sempre l’acqua tende a livellarsi»:
e tu hai sorriso. «L’acqua in movimento,
come può livellarsi?». Tu l’hai vista: ogni volta che
un ostacolo le tagliava la via, l’hai vista automaticamente sollevarsi.
10/01/24, 12:10 -
Valeria Carrieri Simposio: Marianne Moore, Soggiorno nella Balena, in M. Moore, Le poesie, a cura di L. Angioletti e G.Forti, Adelphi, Milano, 1991, pp. 190-191. (poesia letta per F.V. e E.F.)
Simposio di pittura 2019, seconda edizione
10/01/24, 19:33 -
Mattia Barbieri: Essere al simposio è un po' come esser parte di un gruppo elitario, un ordine monastico riunito per formulare una sorta di preghiera. Una preghiera che alterna momenti di euforia, festa, gin tonic dal tramonto all'alba, con le attività dense della pittura baciata dal sole pugliese accompagnato dalle cicale che marcano il silenzio sospeso. Zenith e cicale.
Le stelle in terrazza e il rito serale attorno alla grande stella di fuoco collocata nel cuore del parco amplificano l'unione tra gli ospiti cafausici, facendo però attenzione che i "fraciddri" del fuoco non volino troppo alti sulle fronde delle piante.
La pratica pittorica richiede intimità e solitudine, ma anche spirito di condivisione, che non manca nelle notti stellate nelle quali si può anche assistere al passaggio di giganti meteoriti infuocate, quando gli sguardi dei compagni pittori sono illuminati dalla luce del laptop a disposizione per la quotidiana lettura portfolio. Ognuno di loro è un cavaliere della Pittura, proprio come in quei cartoni animati che guardavo da piccolo in cui l'eroismo epico sposa il glam dell'armatura sfavillante, con tutti i suoi potenti accessori... e si è pronti a tutto per difendere la Dea.
Il Simposio è una tavolozza umana. Ci si amalgama come i colori, caldi come l'oro paglierino del prato che incastona la possente struttura. È un grande privilegio potervi prender parte per veder crollare ogni barriera e dedicarsi all'Arte e ai Cuori. Concludo con un doveroso e meritato ringraziamento a tutti i compagni e in particolare al Sacerdote, artefice di questo prezioso esperimento sociale.
10/01/24, 19:34 -
Mattia Barbieri: Ciao a tutti!
Con Amore, Mattia
Francesco Lauretta, Simposio di pittura 2022, quarta edizione
10/01/24, 20:04 -
Francesco Lauretta: Il primo Simpsons è stato a due velocità. La prima settimana intensa di lavoro; la seconda intensa di lavoro ma con balletti. Trovavo Bellobono alle 5 del mattino a fare i suoi esercizi, ma trovavo anche Braida in postazione, nel giardino dove poi mi sono installato anche io per lavorare e 'pensare'. Il momento di sconforto lo ebbi quando presentai alcune immagini del mio lavoro che per la scarsa qualità del proiettore, e forse anche per il mio lavoro di quel tempo, non riconobbi, e la cosa mi mise tristezza. Continuo dopo... Adesso sto cucinando
10/01/24, 20:43 -
Francesco Lauretta: Se prima di atterrare a San Cesario ero pieno di dubbi - in fondo non conoscevo nessuno e neanche sapevo a cosa sarei andato incontro, e peggio su cosa fare - in verità avevo un programma: maschera, diario, oggi dispersi), ho, letteralmente imparato a stare con gli altri pittori, ma soprattutto ho iniziato a voler bene ai pittori. Ricordo una notte con Luigi alla consolle che improvvisava un dj set mentre tutti già dormivano. Io disteso sul divano mi sentivo un nababbo. Al Secondo e terzo Simpsons, che in verità rispondono al terzo e quarto, diversamente dal primo l'ho vissuto pienamente e senza tremori. E potrei elencare le colazioni da Natale condivise con Scarabello, le grandi bevute collettive dalle 18 in poi ci gin tonic, le recite del secondo Simpsons e il terzo è stato ancora più bello anche perché in parte era consolidato un nucleo importante del secondo dove eravamo stati in armonia ma il terzo è stato struggente. Un accenno anche a un paio di 'viaggi' con il furgone con Matteo, in poche parole e in pochi minuti ho sentito di 'appartenere a loro', alla famiglia dei pittori che amo.
10/01/24, 20:44 -
Francesco Lauretta: Ma ricordo tutti, indistintamente, e indistintamente ognuno mi ha dato qualcosa anche se alcuni probabilmente non lo sanno.
Simposio di pittura 2023, qunta edizione
11/01/24, 12:27 -
Anna Capolupo: Vaso di fiori.
Al rientro dal simposio del 2019 mi sedetti davanti ad un quadro che avevo in casa, l'unico vaso di fiori di un pittore anonimo che c'era in tutta la casa.
Che cos'è per te un vaso di fiori? Una delle domande che Luigi mi fece per quelle video interviste che stava girando durante i caldi pomeriggi di Luglio.
Banalmente risposi non lo so, non me lo sono mai chiesto. Come pittrice non era un soggetto che mi interessava in quel momento e forse ancora più banalmente pensai che era bello come sono belli tutti i fiori. Ma sapevo che non era quella la domanda. Questa mancata risposta me la portai a casa. E intorno a quel vaso di fiori appeso al muro cominciai il mio trasloco. Le pareti della casa non erano più casa e tutto si chiuse su se stesso, implodendo.
Il primo Simposio fu per me un salto nel vuoto come lo è per me la pittura. Nessuno ti insegna davvero come si fa. Qualcuno però ti accompagna e ti sta accanto questo è il Simposio, fatto di strappi e unioni, sollevamenti e schianti. Questa è la casa cafausica.
Beatrice Meoni, Simposio di pittura 2019, seconda edizione
11/01/24, 13:31 -
Agnese Guido: Ciò che si mostra nella pittura è corpo, un corpo che cammina nella sua stessa testa, nel tempo, nel fondo dell'esperienza, nella libertà, nel pavimento dello studio.
La casa del simposio non è uno studio. È un luogo antico, selvatico e accogliente, teneramente insidioso tra stanze che si rincorrono.
Il corpo del simposio è la relazione, che entra in circolo nel corpo della pittura come sangue e diviene scambio affinché non si riduca ad una muraglia chiusa di fronte al vuoto. Nella pienezza di certi giorni è impossibile annoiarsi nè tanto meno svuotarsi.
Matteo Coluccia, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
11/01/24, 14:40 -
Matteo Coluccia: Al simposio c'è Tommy che con dolcezza di nonna, quando fa la spesa, prende sempre dei piccoli pensierini per le altre / gli altri. Sono spesso, piccoli assaggi a base di fette di bresaola, o frutti di mare, oppure di selezionatissimi prodotti tipici e con questi, quando te li dona, ti fa capire che è felice. Durante il simposio, sono molti i momenti come questi, cioè fatti di piccoli doni e scambi silenziosi in cui si assapora la propria e l'altrui felicità. Forse è per questo, proprio per questo "assaporare", che Tommy ci prende per la gola: per ricordarci di quanto sia piacevole svolgere questa attività.
Al simposio c'è gente che gira in ciabatte. Penso che vedere persone in ciabatte sia molto bello e che la vista di persone in ciabatte agevoli le relazioni perché espone chi le indossa ad un aumento di nudità, non solo fisica. Questo amplifica la dimensione domestico-familiare e di conseguenza favorisce una maggiore intimità tra gli individui. Il clima rilassato che si viene a creare si oppone all'esser schiavi dei propri nomi e delle forme che spesso diamo alle nostre vite e pone le basi per la nascita di nuove amicizie. I migliori portatori di ciabatte del simposio per me sono Agnese e Andreas che riescono a portare le scarpe come se fossero ciabatte. Vivere per due settimane nella Casa Cafausica con gente in ciabatte è veramente liberatorio.
Al simposio c'è Valeria, che per fare un quadro ha bisogno del suo giardino, lì dietro, vicino ai bagni e alla rimessa. Quando ci passi ti viene da chiedere il permesso, perché per fare un quadro, Valeria, costruisce un luogo. Suo. Che, poi, in realtà, ognuno costruisce il suo luogo per dipingere, con tutto ciò di cui necessità ed è bello vedere tutti sti luoghi, ma quello di Valeria ha i contorni netti, mentre gli altri tendono a mescolarsi e quindi li ricordo meno.
Al simposio c'è Mattia, che se venisse abbandonato nel deserto, sarebbe a proprio agio, visto che tollera in maniera incredibile il calore e la luce diretta del sole. In più riuscirebbe a cavare una personale utilizzando solo i granelli di sabbia.
Al simposio si dipinge, perché è così che va. Non è che ti viene imposto di dipingere, ma alla fine finisci per farlo, anche se non vuoi.
Quando vado via dal simposio sto male e riguardo spesso le foto sul gruppo WhatsApp. Grazie Luighi.
Roberto De Pinto, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
11/01/24, 15:38 -
Roberto De Pinto: Pensieri sul caldo.
Giorni di solleone, caldissimi, quelli passati al Simposio di Pittura. Si sono superati anche i quaranta gradi, cosa ormai comune d’estate nell’entroterra pugliese, la cui aria non viene molto movimentata dai venti provenienti dal mare.
Eppure non ci è pesato.
Le mie radici sono in terreni molto vicini a quello della casa cafausica, e so benissimo quanto con il caldo, la voglia di fare, passi e lasci posto all’ozio, amato dai perdigiorno. Quando passo del tempo in puglia “non mi ingozza mai” di prendere in mano una matita o un carboncino. È una condizione che ho imparato ad accettare per quanto mi frustri.
Eppure, durante il simposio, ho disegnato e ho dipinto. La cosa per me è eccezionale.
Tutti hanno dipinto, alcuni anche scolpito, il che richiede anche un maggiore sforzo fisico. Il tutto sotto il sole, con l’afa e l’aria bollente.
E il sudore è caduto per terra e ha bagnato pavimenti, terreno, vestiti, carta bianca, tele, pietra morbida…
A mio parere questo è un piccolo miracolo. Tutti insieme, nelle stesse condizioni, sotto lo stesso sole, senza condizionatori, pizzicati dalle stesse zanzare, al lavoro spalla spalla. Momenti di vita insieme, come una piccola comunità.
E si è condiviso tutto: parole, idee, momenti, il pane. E poi si è andati al mare, per godere insieme di qualcosa di più comune come un bel bagno. Sia chiaro, parlo del mare salentino come qualcosa di comune perché per me ciò che è successo al Simposio è qualcosa di straordinario.
C’è stata della magia, dell’armonia, un mix speciale di tante piccole cose che ha reso possibile la condivisione della parte più privata e intima della pittura, la creazione.
Thomas Berra, Simposio di pittura 2019, seconda edizione
11/01/24, 15:50 -
Thomas Berra: Sono celi stellati polvere e cicale. Pranzi cene risate. Sono tratti decisi su fogli e su tela, pennellate dolci innaffiate dal gin. Sono parole e musica danze intorno al fuoco. Sono tuffi in mare d’amore. Sono tovaglie di carta con scritto Maruzzella, baffi, barbe, capelli. Sono giornate di sole e notti di astri cadenti. Sono docce fredde e mani che sanno di cucina. Soni ricordi indelebili che fanno tremare il cuore. Sono legami che vanno oltre lo spazio e il tempo. Sono lacrime sincere, giorni dionisiaci. Sono attimi unici e tutti siamo esseri speciali.
Jimmy Milani, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
11/01/24, 16:40 -
Jimmy Milani: Avendo dato il via alle danze ho paura che il mio contributo possa apparire poco “sensazionale”. Per questo vorrei ribadire alcuni concetti che solo noi che ci siamo stati possiamo veramente comprendere. Credo che chi veda il simposio da casa, filtrato dello schermo del cellulare, non possa veramente capire di cosa stiamo parlando. Il simposio è un momento energicamente magnetico. Credo che quella stella in fiamme e i nostri demiurgici rituali di creazione quotidiana attirino veramente sentimenti e idee rarissime. Al simposio per quanto sia la pittura il fulcro , non è veramente facile dipingere, immaginati farlo bene… si è circondati di vita, una vita di quelle che distrae, una vita Di quelle che non è sempre facile vivere. Ti rendi davvero conto di essere un essere fortunato. Dal simposio il rischio di portarti a casa una crescita nel lavoro è alto. Ma ti assicuro che non c’è il rischio di portarti a casa una crescita della tua persona, questa è una certezza!
Simposio di pittura 2021 (per artisti in miniatura)
11/01/24, 16:47 -
Davide Serpetti: “ Oggi sono depresso “ mi disse.
È così che conobbi M.
Era una mattina di Luglio, anno 2018. Facevamo tutti colazione nella grande tavola della Fondazione Lac o le mon, in cucina, quando entrò M, alto, ben vestito ma allo stesso tempo sciatto.
Più tardi lo trovai a dipingere sotto un albero, camicia e bretelle, senza pennelli, usava la camicia per pulirsi le mani. Rimasi affascinato, e mi dissi che dovevamo per forza diventare amici.
In realtà M era ed è una persona estremamente solare, brillante e a volte anche estroversa.
Prima di andarsene dal Simposio, una sera si affacciò dalla finestra e si autoproclamò Mago Merlino.
Lo rividi esattamente un anno dopo, sempre a San Cesario di Lecce.
Entrai in una stanza del Simposio e lo sorpresi a dipingere un’oca, sempre con le mani, sempre senza pennelli. Qualche mese dopo lo raggiunsi a Vienna, dove viveva con la sua famiglia.
M mi vesti con un poncio e mi diede delle vecchie scarpe firmate in pelle nera: dovevamo accogliere delle persone nel suo studio, aveva ideato un outfit diverso per ogni visitatore.
Ricordo che realizzammo dei bellissimi pannelli dipinti a quattro mani. Ricordo M mimetizzarsi tra i quadri di Schiele e Klimt al Leopold Museum di Vienna. Ci dicemmo che al nostro prossimo Simposio, se mai ce ne fosse stato un altro per entrambi, il nostro obiettivo sarebbe stato quello di suonare e basta, niente più pittura!
Nevicava tanto, ma nell’oscurità delle strade viennesi io mi riscaldavo al ricordo della nostra estate pugliese.
19- Flavio De Marco, Francesco Lauretta, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
11/01/24, 16:56 -
Francesco Lauretta: Il Simposio è anche dettato dai sentimenti che hanno investito ciascuno dei ragazzi coinvolti durante le partenze, o meglio ritorno a casa dopo il simposio. Gratitudine credo sia il sostantivo che possa spiegare la singolarità di questa esperienza: a Luigi, alla Casa, al sole, alla stella di pietra, al giardino, alla sfortunata volpe.
11/01/24, 19:28 -
Luigi Presicce: Pare che di qui a qualche mese ci sarà un altro Simposio, la sesta edizione, o sto perdendo i conti...
Ancora deve passare l'inverno, ma poi, in un attimo arriva la primavera e la famigerata estate, ancora un'estate. Mi dico tutti gli anni che dovrei smettere, smettere di organizzare sempre per tutti e godermi invece le vacanze. Questo non avviene mai peró. Da una parte é un peccato perché quando le cose finiscono sale sempre un certo tipo di rimpianto che rende le cose ancora più uniche e belle per ció che furono. Il Simposio è una sfida emotiva all'ultimo sangue, per me in modo particolare. Ricordo con inequivocabile tormento la seconda edizione, pensavo di impazzire, ogni giorno che passava veniva cancellato con un segno deciso, tutto stava degenerando e non capivo dove avevo sbagliato, perché mi ero ficcato da solo in quel manicomio. Ero fregato, e in più mi stavo innamorando: due frustate dietro la schiena nello stesso punto. La mia non é una condizione facile, devo mediare su tutto ció che accade nella casa: se tutto funziona, se tutto va a rotoli é sempre colpa mia. Passato il secondo anno, pensai che nel primo anno ero stato fortunato a mettere insieme persone strambe, ma belle. Il terzo fu l'anno dei bambini, niente adulti, solo artisti in miniatura. Fu uno spasso, con biscotti e succhi di frutta!
Con la quarta edizione capì che dovevo mettere insieme le persone utilizzando dei metodi precisi che non potevano essere: mi piacciono i quadri, arruolato. No. Mi piacciono i quadri, ma poi? Ti conosco? Sei un pazzo che di notte ci ammazzerà a tutti? Il rischio c'è, ma bisogna fare in modo che tutti vadano d'accordo, che si crei l'armonia che tutti sentono quando arrivano lì. Era facile in fondo, bastava pensare a come si fa il pane.
Acqua, farina, sale e l'ingrediente magico: il lievito madre. L'acqua e il sale, li mette il mare, la farina fa da casa e noi siamo il lievito che si rigenera di gruppo in gruppo tenendo sempre una solida base: la madre, la matrice. Il desiderio di non cambiare mai alcuni elementi importantissimi per l'equilibrio del gruppo é nato da questo esempio del pane, e così anche il pensiero di aggiungere solo poco altro all'impasto, dosando bene le novità.
Come ho detto tante volte, a me interessano le persone, non solo la loro bravura nella pittura. Devo fare il pane, non ci posso mettere dentro i sassi... anche se ci sono in giro matti che collezionano sassi.
Aronne Pleuteri, Simposio di pittura 2023, quinta edizione
13/01/24, 19:44 -
Aronne Pleuteri: Pittura, pittura, ma quale pittura! Il simposio sta nel trionfo vitale dell'uomo esteta! O donna, o cane, s'intenda, chiaramente.
Ogni notte gli animali della zona per esempio forniscono una serie di concerti gratuiti e interattivi. Le cicale costruiscono un fondo ritmico terzinato, la sezione della cagnara fornisce un motivo generale, l'assiuolo come un synth elettronico fa entrare per sbaglio in stato di trance. Dopo una certa soglia di vino, si può entrare a fare parte dell'orchestra, o disturbando i ritmi dell'assiuolo, o catturando con tenacia un sacco di cicale. Si può anche andare a dormire e farsi cullare dalla bellezza di questo attimo. Il giorno dopo ci si può svegliare, avere la visione di un indigeno con dei baffi e una pancia divina che offre in dono i prodotti della terra, e si può mettere da parte il pennello, per sempre o per qualche ora, arrendendosi alla potenza indicibile di una completezza ritrovata.
13/01/24, 20:17 -
Aronne Pleuteri: P.s. scusate tutti per il ritardo!
14/01/24, 16:06 -
Luigi Presicce: Cari miei, intanto vi ringrazio davvero per aver speso tempo ed emotività per rimescolare i ricordi e le sensazioni. Immagino, per quello che posso, che ognuno, a suo modo, viva l'esperienza del Simposio come qualcosa di estremamente personale prima e collettiva poi, per cui questi pensieri a posteriori sono anche frutto di quello che rimane nei vostri cuori e nelle vostre viscere. Io credo nella condivisione, anche questa ennesima prova a distanza lo é. Mi spiace per quelli che non ho potuto invitare a questa chat, come sapete ogni volta che si mette qualcosa in tavola, va fatta una selezione, che per quanto rigida o di maglie larghe, lascia sempre dietro qualcuno. Ancora più dispiacere mi arriva da chi ha avuto questa occasione, ma non l'ha utilizzata. Ognuno peró é libero di gestire i propri slanci verso gli altri nel modo in cui meglio si sente a suo agio, forse questo canale non era adatto. Con rammarico devo chiudere questo nostro incontro virtuale, e comunque virtuoso, per motivi che non riguardano me, ma l'editore. Questa era una nuova chances di far sapere al mondo che la bellezza non arriva dal cielo come una cometa a schiantarsi sulle nostre case, ma dai piccoli gesti che ognuno fa per gli altri. Questi nostri dialoghi a cielo aperto lo dimostrano. Le date del nuovo Simposio intanto sono state già fissate e questo non puó che essere un altro importante segnale che qualcosa di bello ci aspetta. Qualcuno dice che un filo intrecciato ad altri é molto più resistente che da solo. Io ne sono fermamente convinto.
Simposio di pittura 2019, seconda edizione