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Sunyata
Indonesian Pavilion

 
Sunyata, Padiglione dell'Indonesia



Sunyata - The Poetics of Emptiness
Ary Indrajanto, David Hutama, Adwitya Dimas Satria, Ardy Hartono, Jonathan Aditya Gahari, Johanes Adika Gahari


Sunyata
La complessità che incontriamo oggi non ha precedenti. Le persone diventano più che mai mobili e connesse. Nell'era in cui le tecnologie digitali stabiliscono quasi ogni aspetto della vita umana, le tecnologie hanno portato a una situazione in cui la linea di confine tra il quotidiano e lo straordinario si assottiglia. I social media connettono le persone ma allo stesso tempo le disconnettono dall'esperienza reale della vita quotidiana. Questa specie di paradosso diventa lo spettro che incombe sulla vita umana.

Nelle pratiche architettoniche, il paradosso trova eco nel passaggio dal progetto analogico al processo digitale totale. La diffusione dell'uso del Building Information Modeling (Bim) e della tecnologia parametrica nelle scuole di architettura e negli studi di architettura, trasforma la pedagogia architettonica, la pratica e anche la natura stessa dei progetti architettonici. Queste nuove complessità, di conseguenza, generano una nuova serie di domande; questa tecnologia funziona solo come nostro strumento per perseguire il nostro sforzo progettuale? Oppure il nostro ruolo di protagonista nel processo di progettazione è stato sostituito e questo viene diretto dalla tecnologia?

Sunyata, Indonesia Pavilion 2018, intende quindi sfruttare questa opportunità per affermare l'importanza di un particolare approccio progettuale basato su pratiche architettoniche diffuse in Indonesia, dove la collaborazione tra l'artigiano e l'architetto è una pratica comune.

La provocazione di Sunyata è nata dalla consapevolezza che esistono pratiche simile di celebrazione del Vuoto nelle varie prassi costruttive di tutta l'Indonesia.

Il vuoto è un concetto fortemente radicato nella cultura orientale. Possiamo trovare l'elaborazione di questo concetto in varie culture e religioni Asiatiche. Le interpretazioni sono varie. Tuttavia la sua comprensione è sempre nello stesso tenore. Il vuoto è inteso come un'entità attiva; una singolarità che funziona come un agente di primo nella vita e allo stesso tempo, è uno strumento per instaurare ordine nello spazio senza utilizzare maglie strutturali. Da questa premessa, questo padiglione intende impugnare come punto di partenza l'eziologia spaziale dell'architettura spontanea in Indonesia.(1) Sosteniamo che comprendere l'eziologia dello spazio in tale architettura, fa luce sulle operazioni di realizzazione di spazi pubblici in diversi luoghi dell’Indonesia. Queste operazioni, che sono inglobate in vari metodi costruttivi tradizionali, hanno un carattere simile, il vuoto è il punto cruciale della loro organizzazione spaziale.


La costruzione del Vuoto

Il vuoto si riferisce a una qualità specifica dello spazio.

Pertanto, il Vuoto non è il nulla, ma è presente al suo interno; il Vuoto suscita la qualità dello spazio. Per i giavanesi, questo si manifesta controllando la dimensione, le proporzioni e le caratteristiche dei materiali. Controllando questi aspetti, in questa specifica qualità dello spazio si costruisce un dialogo tra il corpo dell’utente e lo spazio.
Come forma di ritualizzazione, il Vuoto è tradizionalmente costruito seguendo una particolare pratica costruttiva. Questa pratica, o per così dire questo ‘metodo’, aiuta le persone a creare un luogo idoneo è adatto a una determinata funzione e significato. Sosteniamo che in quanto qualità spaziale, il Vuoto è senza tempo, ma basato su una particolare contesto. È senza tempo perché tale qualità non si trova solo nell'architettura del passato, ma è anche onnipresente nelle architetture contemporanee.
La costruzione del Vuoto richiede due componenti e, come prerequisito, uno spazio libero. Gli eventi e la porosità del nulla sono le componenti obbligatorie. Gli eventi sono generati da movimenti o interazioni e la porosità si riferisce a un articolazione delle aperture nello spazio, per controllare illuminazione-ombra e ventilazione.
Tuttavia, per funzionare, queste due componenti richiedono una particolare condizione spaziale; lo spazio volumetrico deve essere sufficientemente dominante sugli altri spazi. Programmaticamente, deve funzionare come spazio principale.

1. Il modello concentrico Il primo modello è concepito da queste tre caratteristiche; 1. Uno spazio concentrico, 2. Proporzionalmente è uno spazio alto e 3. Il gioco di luci e ombre proviene prevalentemente dall'alto.

2. Il modello lineare Questo secondo modello è enfatizzato da uno spazio fortemente lineare e i flussi di luce diurna e delle reazioni provengono dai lati. Tale modello si trova di solito in varie architetture domestiche spontanee dove un enorme tetto copre quasi l'intero edificio.

3. Il modello ibrido Il terzo modello è una combinazione dei due modelli precedenti. La luce proviene principalmente dall'alto, lo spazio si accentua sull'altezza, ma non ha un asse verticale immaginario. In questo modello, il movimento e gli eventi rafforzano l'orizzontalità dell'organizzazione spaziale.


Il generatore di spazio.

In generale, ci sono tre aspetti pragmatici, che possono essere ottenuti enfatizzando lo spazio volumetrico;

1. Comfort dell'edificio La comodità dell'edificio è probabilmente la conseguenza più ovvia di uno spazio volumetrico. Ampliando lo spazio in modo tridimensionale, lo spazio può contenere un volume d'aria migliore e portare a una minore pressione dell'aria.

2. Programma dinamico Uno spazio volumetrico rende più fluida la pianificazione funzionale. Il contrario di una griglia strutturale, che per sua natura determina un'organizzazione rigida; un vuoto offre libertà. Nel vuoto, il movimento dell’utilizzatore viene gestito ponendo nodi speculativi nello spazio. I nodi lavorano per stimolare interazione e movimento invece di determinare le attività possibili.

3. Ambiente L'ambiente, anche se lo poniamo come terzo aspetto pragmatico, è in realtà l'aspetto più importante di tutti. Questo aspetto può essere considerato come il risultato dell’unione tra i due aspetti precedenti. Lo spazio relativamente voluminoso crea una cessazione spaziale e temporale per chi si trova al suo interno. La luce diurna soffusa, la brezza lenta ma continua e la possibilità di muoversi liberamente, stabiliscono una condizione di meditazione che proietta la propria memoria personale nello spazio; dando a Ciascuna persona un'esperienza significativa e unica.

Sunyata, Padiglione dell'Indonesia Sunyata - The Poetics of Emptiness, Padiglione dell'Indonesia - La Biennale di Venezia 2018.


Trovare Sunyata-

L'installazione intende funzionare come rappresentazione del Vuoto, ad un livello metaforico. L'idea di usare la carta per questo padiglione corrisponde con l'idea di costruire il Vuoto, come rappresentazione di Freespace. La carta è adatta a questo obiettivo in quanto materiale “quasi fatto di niente”. Questo padiglione di carta adotta il sito e la gravità come forza determinanti per costruire la forma e lo spazio in contrasto con i normali elementi costruttivi assertivi come colonna muro e tetto.

L'esistenza della carta taglia lo spazio verticalmente. Nessun intervento nello spazio sottostante; è un nulla puro. Lo spazio al di sopra è la rappresentazione di ciò che chiamiamo Sunyata o il Vuoto. È un nulla in cui avviene la ritualizzazione. Il Vuoto provoca un dialogo tra lo spazio le persone. L'ampio spazio permette/consente un dialogo tra i sensi umani mentre il Vuoto costruisce un significato e definisce un luogo. A questo proposito, il loro corpo e la loro mente diventano agenti della costruzione del luogo.

Eliminando i tipici elementi architettonici, si crea una condizione di leggero disorientamento. Tale condizione prepara la mente i sensi ad ascoltare gli atmosfere sonore pre-registrate nei vari luoghi, che esponiamo. Un dialogo tra i sensi umani ed il nulla produce una particolare qualità dello spazio chiamato Sunyata o vuoto. Poiché lo spazio è il risultato di un personale dialogo con lo spazio, le persone stabiliscono il loro posto peculiare nello spazio. Il loro ricordo personale dello spazio, le tracce di esperienza di vita e del corpo, sono gli elementi progettuali per effettuare un intervento. Questo padiglione è progettato per essere vissuto quando si è al suo interno e può essere osservato solo dall'esterno. Una piattaforma rialzata ed ondulata posta di sotto della carta, crea condizioni topografiche distintive. Oltre a questo, diversi punti di osservazione in cui le persone possono sedersi e osservare stabiliscono una relazione spettacolo-spettatore tra le persone che si trovano all'interno e all'esterno del Vuoto.

1- L’eziologia non è uno studio della storia ma del processo di divenire di una certa entità. E’ un termine usato da Rosalind E. Krauss come metodo per esaminare l’operatività di maglie strutturali (o Grid).

 

Sunyata -The Poetics of Emptiness
Exhibitors: Ary Indrajanto, David Hutama, Adwitya Dimas Satria, Ardy Hartono, Jonathan Aditya Gahari, Johanes Adika Gahari
Indonesian Pavilion, Biennale Architettura 2018 Venezia
@ 2018 Artext

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