Open Menu
WAT
Appunti di una navigatrice urbana
di Beatrice Sartori

 
WATWAT, Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta, happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g, 2023 ©Luca Ghedini


WAT
Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta.
happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g
a cura di Xing

Appunti di una navigatrice urbana
testo di Beatrice Sartori


Più mi avvicino al centro della rotonda più mi sembra di trovarmi in un mondo sottosopra… cammino in mezzo alle persone cercando di intercettare l’oggetto della loro attenzione. Sembrano tutti essere lì per un appuntamento diverso. Ad un certo punto qualcuno mi ferma iniziando a leggermi frammenti di poesia, dall’albero sopra di me arrivano fasci di luce laser e una voce lontana. Alzo lo sguardo verso il cielo dove fa capolino una luna in PVC. Sopraggiunge poi una musica: viene dal finestrino di un camion, che gira insistentemente intorno alla rotonda. Avrà fatto cinque, dieci, quindici giri. Porta un segnale stradale rosso illuminato, con una W scritta sopra. Mi giro e vedo tre persone con una maschera di Kate Moss, camminano e hanno in mano dei fumogeni. Tutto diventa opaco di fumo.

Piazza dei Martiri, 6 maggio, 22.45. Dalle 22 alle 24 di sabato 6 maggio, Piazza dei Martiri ha sospeso il suo ruolo di crocevia urbano per diventare altro, un teatro di situazioni, di azioni sceniche prive di matrice. WAT - Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta è un happening ideato da Xing, mk, Kinkaleri, Cristina Kristal Rizzo, Lucia Amara & guests, compagine artistica ribattezzata per l’occasione m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g.
Nel centro del traffico urbano bolognese si sono riuniti alcuni tra i protagonisti della scena performativa italiana portando un progetto partecipato che si presenta come un’irruzione nella quotidianità, una messa in discussione dello spazio-norma della città. La scelta di innescare l’happening in Piazza dei Martiri non è casuale. Punto nevralgico della città, la piazza si trova a due passi dalla Stazione Centrale e in essa confluiscono le strade più trafficate di Bologna.

Viste le sue dimensioni monumentali, Piazza dei Martiri ha la particolarità di essere l’unica rotonda della città raggiungibile attraverso le strisce pedonali. Nonostante questo asset unico la renda particolarmente adatta ad essere un tessuto connettivo della vita urbana, nel quotidiano la piazza si presenta come una terra reietta, una superficie di cui si lambiscono solo i bordi.
È proprio da questa abdicazione al transito, reticenza dell’intendere uno spazio pubblico pienamente occupabile, che è nata l’intuizione di un intervento, un tentativo di rovesciare la percezione del navigatore urbano.
È proprio per la necessità di ribaltamento percettivo che nascono le strategie effimere di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g.

WATWAT - Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta, happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g, 2023 ©Luca Ghedini


Improvvisamente, superfici e componenti architettoniche prima tenute a debita distanza hanno iniziato ad attivarsi. Il percorso lastricato che cinge la piazza si è riempito di passanti incuriositi da un setting atipico, fuori dall’ordinario.
Barre LED illuminavano lo specchio d’acqua al centro della rotonda, che da mesta presenza invalicabile si è trasformata in una specie di piscina in cui sembrava essere in corso un insolito pool party. È diventata l’arena del gioco, in cui le persone potevano disporre di gonfiabili, tiro al bersaglio, bibite fresche e curiose conversazioni con un box sparasentenze, orientato a dare commenti brucianti sul fitting di chi gli si avvicinava.

Chi invece ha preferito stare all’asciutto sulla ‘terraferma’ ha potuto ordinare un drink, del cibo cinese o intercettare letture da Frammenti di un Discorso Amoroso di Roland Barthes. Leggenda vuole che, nella piazza girasse anche un mariolo che con la sua furfantesca abilità metteva silenziosamente brevi testi nelle tasche dei presenti. La simultaneità degli accadimenti avveniva nel brusio di voci indistinte, senza nessuna colonna sonora a creare quel finto senso di intrattenimento ormai onnipresente in tutti gli spazi pubblici. Solo da un albero, da un megafono nascosto tra le foglie, provenivano strani commenti, una glossolalia che fungeva da cronaca alla frammentata esperienza dei partecipanti.

Passando alle 22.45 di sabato 6 maggio da Piazza dei Martiri qualsiasi pendolare, passante, navigatore urbano della notte avrebbe avuto il dubbio di aver sbagliato strada, di non essere sullo stesso percorso compiuto all’andata. Probabilmente, si sarebbe sorpreso di riconoscere per la prima volta dei suoi simili.

WATWAT - Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta, happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g, 2023 ©Luca Ghedini


Senza neanche accorgermene il camion non è sparito e ora ai lati opposti della piazza s’innalzano addirittura due nuovi segnali stradali. C’è frenesia nella grande grande fontana al centro della rotonda; dei ragazzi chiacchierano stesi su una fetta di pizza galleggiante mentre altri passeggiano comodamente indossando degli stivali da pescatore. Mi tolgo le scarpe ed entro in acqua, raccolgo una ninfea e da una scatola nera galleggiante spunta una mano. Mi consegna un pezzo di carta scritto apposta per me.

Sette fermate della Linea Wetropolitana. L’happening urbano di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g. rimane oggi segnalato dall’installazione effimera di due nuove opere d’arte pubblica. Ai due ingressi opposti di Piazza dei Martiri sorgono ora specularmente due pali su cui spicca l'insegna luminosa rossa con la ‘M’ di ‘metropolitana’ rovesciata e trasformata in una ‘W’. WAT è la settima tappa di un progetto che unisce live arts e arte pubblica proposto nei primi anni duemila da Xing e Kinkaleri, che negli anni è passato di mano in mano ad altri artisti in una sorta di franchising. Da allora, altre ‘W’ sono state issate in diversi snodi della città, come ingressi ad una dimensione altra, sotterranea, capovolta, riattivata di volta in volta da interventi performativi, happening e azioni senza matrice. Nel tempo questi interventi mimetici sono entrati nel paesaggio urbano di Bologna, disegnando il tracciato di una linea metropolitana immaginaria che dal piano stradale porta chissà dove.

La prima ‘W’ è apparsa nell’aprile del 2007 nel contesto di “F. I.S.Co. 07 - Festival Internazionale sullo Spettacolo Contemporaneo” a cura di Xing. Per l’occasione è stato realizzato Wanted, quattro giorni di happening ideati da Kinkaleri & guests, commissionati da Siemens Kultur e Xing, che si sono susseguite al riparo dalla vita ordinaria nel sottopasso di Galleria d’Accursio in piazza Maggiore a Bologna. L’anno successivo, il segnale di fermata della Wetropolitana si è duplicato in occasione di Wasted, a cura di mk & guests, nel sottopasso di via Ugo Bassi. La terza insegna è apparsa nel 2009 con Wrestling, un evento curato da Barokthegreat VS guests nell’anello sotterraneo del Palazzetto dello Sport. La quarta è arrivata invece nel 2010 durante Waudeville, ideato da Open per la palestra ottocentesca dello Sferisterio scavata nella Montagnola.

Intervento dopo intervento, si è composta una linea della metropolitana immaginaria della creazione artistica underground, che è riuscita a mimetizzarsi nello spazio della città al punto da sembrare una presenza plausibile. Ogni fermata è situata presso un crocicchio, un punto strategico della circolazione urbana dove transitano ogni giorno centinaia di pendolari, studenti, lavoratori e turisti. L’insegna luminosa presidia l’ingresso a zone sotterranee invisibili, che stimolano volutamente l’immaginazione del passante, invitandolo ad interrogarsi sull’esistenza di nuovi spazi attraversabili, nuovi domicili urbani. Soprattutto, lo invita a domandarsi se là sotto possa forse esistere un ripiego da un contesto urbano depredato di ogni meraviglia e di tutto ciò che è veramente pubblico. Dopo questa ultima installazione, il cantiere metropolitano immaginifico curato da Xing è entrato in una fase di sospensione. Più che di una battuta d’arresto si tratta di un collasso inconscio del format, che dopo quattro anni aveva reso necessario un cambio di rotta, un’espansione della riflessione.

Sull’onda di questa spinta al cambiamento di paradigma, Xing ha lanciato nel 2012 il festival Live Arts Week, anche conosciuto con il nome-alias Gianni Peng. Il progetto ha avuto una ripresa nel 2019, con una nuova reinterpretazione della ‘W’ ideata da Cristian Chironi e collocata davanti al Padiglione Esprit Nouveau nella zona fieristica di Bologna, in occasione di Oplà. Performing activities. Sopito ancora per qualche anno, il progetto è ripartito a gennaio 2023 con due importanti interventi. Prima di WAT, un nuovo tronco della Linea Wetropolitana si è innestato davanti al Nuovo Parcheggio Stazione in via Fioravanti in occasione di BSTRD, performance di Katerine Andreou.
Il progetto è ripartito con una grande accelerata, senza nessuna intenzione di fermarsi.

WATWAT - Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta, happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g, 2023 ©Luca Ghedini


Il gioco dell’istinto, il senso della festa. Quando incrociamo una delle sette insegne, ci troviamo di fronte ad una precisa operazione di détournement, un concetto molto caro a Guy Debord e all’Internazionale Situazionista. Secondo Debord, una pratica culturale critica non dovrebbe creare nuove forme, ma piuttosto utilizzare i mezzi di espressione culturale esistenti appropriandosene in modo sovversivo al fine di minarne il significato.

È così che il riconoscibile logo della metropolitana di Milano disegnato da Bob Noorda e Franco Albini nel 1963 viene rovesciato e trasformato in una ‘W’. L’obiettivo dei due designer era semplice: il segnale doveva essere riconoscibile, diretto, per rispondere in modo immediato e intuitivo alle veloci richieste d'informazione da parte degli utilizzatori.
Doveva rappresentare l’efficienza della nuova macchina inarrestabile simbolo del progresso, un caotico cocktail di frenesia, forti rumori, ripetitivi annunci agli altoparlanti e dinamici sali e scendi tra scale mobili.
Al contrario, la W di Wetropolitana rifiuta lo stato di simbolo poiché la sua natura polisemica le permette di esistere in un costante stato di ambiguità, che la libera da qualsiasi obbligo funzionale.

WATWAT - Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta, happening di m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g, 2023 ©Lino Greco


La scelta di associare ad ogni nuova fermata della linea metropolitana immaginaria un evento di live arts deriva da un altro concetto caro ai Situazionisti, ovvero le ‘situazioni costruite’. Una delle caratteristiche principali delle situazioni costruite è la struttura partecipativa, concepita in deliberata opposizione al principio di ‘non intervento’ dello spettacolo e al suo corollario, ovvero l’alienazione. Si tratta di dare valore all’istante, che sebbene deperibile, concentra l’esuberanza della quotidianità e soprattutto il piacere della relazione.

È da questi presupposti che all’inizio degli anni ‘60 Allan Kaprow concettualizza l'happening come antagonista del teatro convenzionale. Gli happenings sono tentativi di ‘far succedere qualcosa’, rifiutando deliberatamente la trama, il personaggio, la struttura narrativa e la divisione pubblico/performer a favore di eventi che iniettano il quotidiano con rischio, eccitazione e paura. Così è possibile restituire all’attività artistica ciò che le è stato tolto: l'intensificazione del sentimento, il gioco dell'istinto, il senso della festa, l’agitazione sociale. In un Happening, l'artista è un dispositivo attraverso il quale i “desideri e le speranze, i linguaggi e gli impulsi delle persone si fondono in un’unica voce collettiva”. È questa la matrice alla base di tutti gli accadimenti che hanno attivato le sedi della Linea Wetropolitana, di cui WAT è solo l’ultimo atto. Sono azioni in diretto contrasto con un’organizzazione capitalistica delle idee nella società, dove tutto sembra organizzato come un grande magazzino. In questo processo di riattivazione della città di Bologna, non ci sono attori o spettatori ma tutti sono compartecipi all’azione.

L’esperienza di visione univoca frontale è abbandonata in favore di quella multifocale, dove esistono molteplici punti di osservazione che provocano altrettante possibili situazioni. La scelta stessa di una rotatoria, posta al centro del flusso urbano, si presta ad una percezione dello spazio come aperto a 360°, dove l’occhio è completamente libero di compiere tutti i suoi movimenti saccadici.

WATW, Piazza dei Martiri, Bologna, produzione Xing ©Xing


Esco lentamente dall’acqua. Ora siedo sul bordo della fontana e il roseto è illuminato da luci led che si riverberano nell’acqua. Lambisco i bordi di questa situazione, penso che potrei fare qualsiasi cosa. Sento la stasi e insieme l'estasi. Provo un senso di abbandono, e le persone intorno a me sembrano provare la stessa cosa. Tutti chiacchierano, sembrano allegri mentre giocano insieme a me ad un gioco di cui non sappiamo davvero regole.

Vogliamo interessare lo spettatore, ridurre le sue inibizioni, rilassarlo. Le due nuove ‘W’ in Piazza dei Martiri possono essere interpretate come un manifesto. Il fatto che per la prima volta ne siano state installate due contemporaneamente rappresenta un’accelerazione intenzionale del processo di espansione della Linea Wetropolitana. La specularità con cui sono state inserite ai due lati della rotonda è il risultato di un consapevole ragionamento urbanistico da parte di Xing e degli artisti. Rafforzando ancora di più il mimetismo rispetto alle Linee Metropolitane, le insegne sono inserite in un vero e proprio punto strategico e programmatico. Si trovano infatti in uno spazio-soglia, ben visibili sia da chi entra nella città che da chi esce. Sono, appunto, un manifesto, un elogio alle situazioni effimere e all’irruzione nel sistema semantico della città. Rispetto ai primi anni duemila i contesti urbani si sono trasformati, irrigidendosi ancora di più in regolamentazioni che prediligono il piano tecnico rispetto a quello umanistico. E Bologna non fa eccezione. Le crisi che si sono succedute negli ultimi vent’anni, dalle migrazioni alla pandemia, ci hanno spinti a rinunciare a porzioni di libertà sempre più grandi in nome di una sicurezza sempre più percepita che reale.

Nella vita moderna, il quotidiano si impone con una certa sua monotonia, dove i giorni si susseguono e sembrano assomigliarsi tutti. Eppure tutto cambia. Spesso si tratta di un cambiamento programmato, di un’obsolescenza pianificata, in cui l’illusione di movimento deriva dall’attitudine al consumo bulimico che sovrappone l'impressione di velocità a quella di monotonia. WAT, insieme a tutti gli happenings e i momenti performativi che hanno accompagnato la costruzione della Linea Wetropolitana, sono delle forme di resistenza, inviti alla riattivazione cognitiva. Ci suggeriscono che è possibile guadagnarsi una rinnovata intensità nel vivere quotidiano. Le due nuove W in Piazza dei Martiri sembrano dirci che anche quando muoiono, le utopie si lasciano dietro qualcosa: il frammento di un’idea, una scintilla vitale, un virus capace di infettare epoche future. Ci ricordano le parole del Groupe de Recherche d’Art Visuel:

Vogliamo interessare lo spettatore, ridurre le sue inibizioni, rilassarlo.
Vogliamo renderlo partecipe.
Vogliamo metterlo in una situazione che inneschi e trasformi.
Vogliamo che sia consapevole della sua partecipazione.
Vogliamo che miri a un’interazione con gli altri spettatori.
Vogliamo sviluppare nello spettatore una forza di percezione e di azione.
Uno spettatore consapevole del proprio potere d’azione e stanco di tanti abusi e mistificazioni
e mistificazioni, sarà in grado di fare la sua ‘rivoluzione nell'arte’.

WATW, Piazza dei Martiri, Bologna, produzione Xing ©Xing


Note
1. Claire Bishop, Inferni artificiali. La politica della spettatorialità nell’arte partecipativa, Luca Sossella Editore, Roma, 2015 p. 84.
2. Claire Bishop, p. 94
3. GRAV, “Assez des mystifications”, in Luciano Caramel (ed.), Groupe de recherche d’art visuel 1960– 1968, Electa, Milano, 1975 p. 36 

 

WAT
Intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta.
Appunti di una navigatrice urbana
testo di Beatrice Sartori
Site Xing
@ 2023 Artext

Share