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Pennellate istantanee
Francesco Bonami

 
Liu-XiaodongLiu Xiaodong Chinatown 4, 2016 olio su tela 220x300 Courtesy l'artista e Massimo De Carlo


Liu Xiaodong - SlideShow



Il fenomeno dell’immigrazione cinese in Toscana negli ultimi quarant’anni, oltre a influenzare la trama economica, produttiva e sociale della regione, avrà anche un impatto visivo sull’ambiente. L’afflusso di questo nuovo gruppo etnico e culturale sconvolgerà un equilibrio instauratosi fin dalla metà dell’Ottocento. In quel periodo, un movimento artistico incisivo, benché esclusivamente locale, dominò la scena culturale della Toscana, una delle regioni italiane più liberali prima dell’unificazione del paese. L’impatto del movimento dei Macchiaioli sullo sviluppo dell’arte toscana determinò la trasformazione o l’assenza di trasformazione del linguaggio artistico moderno e contemporaneo entro un contesto radicato in una dimensione nazionale visivamente ricca ma limitata. Il progetto di Liu Xiaodong per questa mostra – ma in generale, il suo approccio complessivo alla pratica pittorica – è molto simile a quello dei pittori Macchiaioli, che nella loro osservazione della realtà puntavano a escludere o controllare ogni possibile emozione individuale, mantenendo una sorta di distanza teatrale in modo da rappresentare l’ambiente e i soggetti circostanti senza rischiare di entrare in sintonia con loro. I Macchiaioli e Liu Xiaodong esercitano quella che potremmo definire una forma di pittura empatica, che abbraccia il soggetto senza condividerne l’identità o i problemi. Al contempo, non si può dire che i Macchiaioli o Liu Xiaodong si limitino a documentare quanto sta di fronte o intorno a loro. Essi ne forniscono un’interpretazione, che tuttavia è legata più allo stile che alle loro espressioni. Manifestano il punto di vista di un osservatore che tenta di capire, senza però spiegare cosa sta guardando. Come i Macchiaioli, Liu Xiaodong non mette in discussione il contesto, si limita a immergervisi. La società cinese che ha trovato a Prato e Firenze non gli è estranea. In un suo dipinto che sembra rappresentare lo studio di un artista o più semplicemente un’officina tessile cinese, vediamo chiaramente l’approccio di Liu Xiaodong al progetto – quello di inserire mondi in altri mondi, di sovrapporre o creare una realtà parallela con una sua rappresentazione. È quanto sta facendo la comunità cinese fin dal suo arrivo in Toscana: non cerca di sostituire la società esistente ma di crearne una parallela. Rappresenta un gruppo culturale attraverso gli affari, come fecero i Macchiaioli con l’arte. Entrambi sono ed erano interessati alla realtà, non alle metafore. L’artista che sembra rispecchiarsi al meglio nell’opera di Liu Xiaodong è il Telemaco Signorini del periodo tardo, quando la sua pittura passò da una sorta di grezzo Impressionismo a un’anticipazione dei dipinti da fotografie. L’artista vede la società contemporanea inserita in uno sfondo vecchio, più che non classico o antico, e i dipinti fiorentini di Liu Xiaodong funzionano in modo molto simile. Nel vuoto de La Piazza di Settignano all’ombra (1881-1889) di Signorini, non sarebbe sorprendente o sconvolgente vedere sbucare da dietro l’angolo un gruppo dei personaggi cinesi di Liu Xiaodong. A cambiare sono i nomi dei negozi e le attività commerciali, ma l’atmosfera dei dipinti è pressoché identica, come la vaga asperità dello stile pittorico. Vi sono tre opere di Signorini – Contrada a Settignano (Antica fabbrica di pane e paste, 1882 circa), Via del fuoco. Vecchio Mercato di Firenze (1881 circa) e Strada a Settignano (1885-1887 circa) – che Liu Xiaodong avrebbe potuto semplicemente tradurre in un’altra epoca. In un’ottica che potremmo definire di ritorno al futuro, troviamo le stesse atmosfere in cui solo i protagonisti sociali sono cambiati. È come una commedia rappresentata in diversi paesi da diversi attori ma con la stessa scenografia. Abbiamo lo stesso significato rappresentato in un’altra lingua, e in questo caso anche da un altro gruppo antropologico e culturale. È improbabile che Liu Xiaodong abbia qualche familiarità con i Macchiaioli o, nello specifico, con l’arte di Signorini. Più probabilmente, la coincidenza di stile e atmosfere è dovuta al ricorrere di un’analoga trasformazione economica e sociale nella Toscana tardoottocentesca e nella Cina di oggi: la diffusione di un numero cospicuo di attività a gestione familiare e l’arrivo di lavoratori immigrati, sulle prime respinti dalla struttura sociale locale ma in seguito accettati, pur con una forte resistenza, come una parte essenziale della forza produttiva necessaria a un’economia in continuo cambiamento e sviluppo, con un grandissimo bisogno di forze esterne per restare competitiva sul mercato.. La pittura di Liu Xiaodong, a differenza di quella di Signorini, non indulge ad alcuno slancio emotivo o espressionismo superfluo. Si attiene ai fatti della realtà che appare davanti alla tela e allo sguardo del pittore. I due artisti non hanno il bisogno né il desiderio di dimostrare all’osservatore le loro doti pittoriche, così come un reporter non ha bisogno di sottolineare il proprio stile di scrittura per attirare il lettore in una pseudo-letteratura. Descrivere il mondo è un contributo sufficiente alla sua comprensione. Il progetto fiorentino di Liu Xiaodong presenta inoltre sconvolgenti somiglianze non solo con la cultura delle arti visive nella Firenze e nella Toscana tardo-ottocentesche, ma anche con il movimento letterario italiano dell’epoca, il Verismo, i cui rappresentanti più celebri furono Giovanni Verga e Luigi Capuana. I loro romanzi, trasposti nella Firenze o nella Prato di oggi, potrebbero essere illustrati dall’arte di Liu Xiaodong. Vi è poi un poeta locale che potrebbe farsi strada nel linguaggio di Liu Xiaodong: Renato Fucini. Il suo stile era umoristico e sintetico, concentrato sulle tematiche basilari di vita e realtà. Acqua passata. Storielle e aneddoti della mia vita, una poesia tarda del 1921, è uno dei suoi componimenti migliori e mi ricorda l’opera di Liu Xiaodong. Ora, Liu Xiaodong non dipinge storielle o aneddoti allo stesso modo di Fucini. Le sue immagini hanno un significato politico e sociale più profondo e impegnato, che mira a comprendere l’elemento del cambiamento nel nostro mondo globale, dove il destino individuale e personale prima o poi dovrà essere immolato nel nome di un “bene” collettivo. Eppure, come Fucini, Liu Xiaodong usa storielle e aneddoti individuali, all’apparenza insignificanti, per comunicare una visione più ampia. La sostanza della realtà e delle sue scene riflette il marcato contrasto con questo “bene” collettivo. L’opera di Liu Xiaodong e la sua forza si fondano sulla convinzione che il quadro più ampio venga creato e trasformato da un numero infinito di quadri piccolissimi e irrilevanti. Su questi quadri irrilevanti si basa la sua intera produzione. Il significato della sua opera si richiama a ciò che è all’apparenza insignificante. I Macchiaioli, a conti fatti, furono un movimento marginale, una macchia, sulla tela più vasta della storia dell’arte. Tuttavia immortalarono una realtà che alla fine sarebbe diventata estremamente rilevante nella storia dell’arte e nella struttura economica dell’Italia unificata. Il Futurismo fiorì negli stessi luoghi in cui i Macchiaioli e gli scrittori veristi dibattevano su come rappresentare e narrare il mondo intorno a loro. Il Futuro, potremmo dire, stava divenendo Presente. Liu Xiaodong, osservando il Presente da una prospettiva insieme privilegiata e svantaggiata – l’innegabile potere dell’immigrazione cinese sull’economia italiana e toscana, e il ruolo subalterno che le comunità cinesi hanno rivestito a lungo nella struttura sociale italiana – crea una terza dimensione complessa che non è quella di un osservatore esterno e nemmeno interno. Non è neanche una dimensione intermedia. È uno stato mentale tutto nuovo, ancora da definire e descrivere. È quello che Liu Xiaodong tenta di fare con la sua opera, pur sapendo che sarà necessario intraprendere e sviluppare una ricerca ben più approfondita. I suoi dipinti non sono rivoluzionari, nel senso che non sovvertono la realtà o lo status quo esistente, ma recano in sé il seme potenziale di una rivoluzione, poiché potrebbero arrivare a capovolgere il nostro modo di percepire la realtà e la struttura sociale. Ciascuno dei suoi dipinti incentrati sulla comunità cinese a Prato mette in discussione la banalità degli stereotipi. Mette in discussione quel “fabbricato in Italia da cinesi” che sta minacciando il “fabbricato in Cina per conto degli italiani“. Lo stesso Liu Xiaodong finisce per incarnare un paradosso:quello di un cinese molto apprezzato che di fatto guarda l’arte attraverso la lente di una realtà cinese fabbricata in Italia. Non discute l’idea trita e abusata dell’ibridazione ma tratta semplicemente della costruzione di un DNA diverso e totalmente nuovo, quello di un individuo senza nome che è soltanto un cittadino e un libero lavoratore della Repubblica del Consumo.

 


LIU XIAODONG: MIGRAZIONI
Firenze 22 aprile-19 giugno 2016

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