Ripensare il medium:
il fantasma del disegno
[...] Se dopo aver accartocciato un foglio cerchiamo di stenderlo con la pressione del palmo della mano e lo appoggiamo su un piano, ci troviamo di fronte ad una ragnatela di piegature che sembrano mimare un paesaggio naturale: avvallamenti, rilievi, dirupi scoscesi, sentieri che si perdono nel nulla... in cui è facile per lo sguardo smarrirsi. Non esistono infatti confini netti tra una zona e l'altra ed è addirittura impossibile assegnare ad una certa zona una posizione precisa. La fluttuazione subentra alla permanenza, lo sconfinamento alla perimetrazione rigida. Non è solo l'idea del frastagliamento ad emergere, quanto il fatto che nel foglio le linee di piegatura permangono e ci permettono di vedere che un avvallamento è possibile proprio perché esiste un contrapposto innalzamento... una turbolenza infatti non si produce mai da sola e non termina con una linea di demarcazione netta. Crediamo che l'immagine del foglio, increspato dalle pieghe, sia una metafora efficace per descrivere un' esposizione che cerca di tematizzare, un 'oggetto' fantasma che pare manifestarsi solo tramite le sue metamorfosi e la declinazione plurale dei suoi profili. La coerenza di una mostra come Ripensare il medium. Il fantasma del disegno, non può basarsi infatti sulla tenuta di un unico filo rosso che la percorra integralmente ma su una serie di somiglianze e dissomiglianze di famiglia, su de-territorializzazioni e ri-territorializzazioni che la sorreggono e ne fanno la forza solo intrecciandosi, e dandosi il cambio, in punti diversi del suo percorso. L'ipotesi del foglio accartocciato e dispiegato richiama il concetto deleuziano di piega.31 Connessione di interno ed esterno la piega definisce, infatti, uno spazio stratificato, multiplo, simile a quello che abbiamo cercato di adombrare a livello espositivo. Causa finale della piega è, infatti, l'inclusione ("ciò che è piegato è l'incluso, l'inerente"). [...]