Per la mostra «Women of Venice», presentata nel Padiglione della Svizzera alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, il curatore Philipp Kaiser ha invitato l’artista Carol Bove e la coppia di artisti Teresa Hubbard / Alexander Birchler. Con questo progetto, Kaiser intende interrogarsi sui motivi che indussero Alberto Giacometti durante tutta la sua carriera a non esporre le proprie opere al Padiglione della Svizzera.
L’esposizione «Women of Venice» trae spunto dall’assenza, sconosciuta ai più, di Alberto Giacometti della Biennale Arte. Nel Padiglione della Svizzera, costruito nel 1952 dal rinomato architetto Bruno Giacometti, fratello di Alberto, vengono presentate opere inedite, realizzate in occasione della Biennale Arte 2017 da Carol Bove e Teresa Hubbard /
Alexander Birchler, che si confrontano con l’eredità e l’universo di Alberto Giacometti. «L’esposizione ‘Women of Venice’ vuole esplorare la storia del Padiglione e dei contributi svizzeri alla Biennale di Venezia da una prospettiva contemporanea e al contempo proporre nuove opere pensate proprio per questo evento», così il curatore Philipp Kaiser,
nominato dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, descrive il concetto dell’esposizione, con la quale intende stimolare la riflessione sui paradigmi identitari dello Stato nazionale e la sua politica culturale.
In occasione della Biennale Arte 2017 la coppia di artisti svizzero-americana Teresa Hubbard / Alexander Birchler presentano l’installazione filmica bilaterale «Flora», basata sulle nuove scoperte emerse nel corso delle ricerche condotte dal duo artistico su Flora Mayo, un’artista americana sconosciuta che negli anni 1920 studiò a Parigi
contemporaneamente a Giacometti e ne divenne l’amante. Teresa Hubbard / Alexander Birchler reimmaginano la vita e l’opera di Flora Maya intrecciando scene fittizie e documentaristiche e dando anche la parola a suo figlio finora sconosciuto. «Flora» è strutturata quale una conversazione incrociata tra due lati - madre e figlio; Los Angeles e
Parigi; 2016 e 1927 – e sarà esposta nella sala pittura del Padiglione. Nella vicina sala arti grafiche Hubbard / Birchler presentano il loro secondo lavoro «Bust», una ricostruzione e una nuova messa in scena del distrutto busto di Giacometti realizzato da Flora Mayo e la cui sopravvivenza è legata unicamente a una fotografia. La relazione tra Giacometti e Flora Mayo, e i busti che ne risultarono, testimoniano la forza creativa delle collaborazioni artistiche e, al tempo stesso, fanno luce sul giovane Alberto Giacometti.
Carol Bove, la seconda artista ospitata al Padiglione della Svizzera, con le sue opere scandaglia problemi legati alla teatralità e all’autonomia. Per l’esposizione nel Padiglione, l’artista statunitense nata a Ginevra parte dalle costellazioni di figure di Giacometti e ne sonda le forze relazionali. Quasi in risposta all’assenza di Alberto Giacometti dal Padiglione della Svizzera, Carol Bove ha creato con «Les Pléiades» un nuovo gruppo di sette sculture, presentate nel cortile del Padiglione svizzero, che trae ispirazione dalle opere figurative tardive dell’artista. Carol Bove è affascinata dal modo in cui la verticalità e la fisicità delle figure di Giacometti esplorano l’essenza della scultura. I suoi nuovi lavori interrogano il linguaggio sculturale con il loro eclettismo e la particolarità dei materiali e propongono velati rimandi a note serie di figure di Giacometti quali «La Forêt» e «Femmes de Venise». Dialogando con le sette opere, due grandi sculture aggiuntive di Carol Bove occupano la sala delle sculture e si confrontano con il concetto di presenza in corrispondenza con la loro cornice architettonica.
Alberto Giacometti è senza dubbio uno dei più influenti artisti svizzeri del XX secolo. Proprio per questo sorprende ancor di più la sua assenza dalla Biennale di Venezia. L’artista, residente a Parigi, fu ripetutamente invitato a esporre a Venezia, ma gli sforzi in tal senso delle autorità elvetiche furono vani. Sin da giovane Giacometti si considerò infatti un artista internazionale, e in quanto tale rifiutò sistematicamente qualsiasi etichetta di appartenenza nazionale. Persino quando suo fratello Bruno costruì il nuovo Padiglione della Svizzera, egli declinò la proposta di esporvi, suggerendo al suo posto un altro artista. Nel 1956 presentò tuttavia la serie di figure «Femmes de Venise», realizzate in gesso, al Padiglione francese. Pochi anni prima di morire, nel 1962 ottenne infine un prestigioso riconoscimento internazionale proprio dalla Biennale di Venezia, che gli conferì il Gran premio per la scultura.