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Fondazione Palazzo Strozzi
Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976
Utopie Radicali

 

"La mostra esplicita gli anni della fondazione e della diffusione della Ricerca Radicale tra 1966 e 1976. Da una Firenze riemersa dalle acque del 6 novembre 1966, nello stesso dicembre a Pistoia, con la mostra Superarchitettura apparvero Archizoom e Superstudio, mentre Pettena e UFO già operavano fuori e dentro l’università. Liberati dai residui e dalle infatuazioni architettoniche della cultura rappresentata dall'eredità del razionalismo, i Radicali iniziarono una demolizione della disciplina attraverso azioni di guerriglia, cortocircuiti e trasgressioni che miravano a sovvertire le basi di una società borghese incurante del dibattito culturale contemporaneo".
A cura di Pino Brugellis, Gianni Pettena e Alberto Salvadori


Lara-Vinca Masini in dialogo con Alberto Salvadori


Alberto Salvadori - [...] cosa sono stati e che importanza hanno avuto i Radicali fiorentini con il senno di poi?

Lara-Vinca Masini - Il movimento dei Radicali, che nasceva a Firenze, formato dai giovani usciti dalla Facoltà di Architettura, costituì una pietra miliare, non certo per Firenze, ma per il rinnovamento del concetto stesso di architettura, e per un impegno verso la necessità di cambiamento della facoltà fiorentina che, salvo per poche eccezioni, da Michelucci a Gori, Savioli, Ricci, con Benevolo e pochi altri insegnanti, era ripiegata in una situazione di stanca accettazione di un International Style ormai del tutto banalizzato è diventato, sotto la protezione di un baronismo interessato e “professionale” un carrozzone che costituiva il modello per un’edilizia corrente, vecchia e scadente; quella stessa che è ancora vincente a Firenze e che, nel nome abusato e di comodo della difesa delle opere di un grande passato, ha sempre impedito ogni possibilità di nuove situazioni progettuali nell'architettura fiorentina, che continua a squalificare sempre più la città, escludendo ogni possibilità di un rinnovamento qualificato. Tornando agli anni Sessanta, i nuovi architetti avevano intanto visto, in Inghilterra, i lavori di Ron Herron e di Peter Cook del gruppo Archigram; erano stati in America, dove era nata la Pop Art e la filosofia orientale appassionava i giovani. In Italia Ettore Sottsass e Fernanda Pivano venivano assunti dai giovani come testimoni della nuova cultura americana e dell’oriente. Carissimi e indimenticabili amici (mi scuso il ricordo personale) che durante l'alluvione quando nelle case fiorentine mancava l'acqua, mi portarono da Milano sette taniche d'acqua… Dai giovani architetti, come dicevo, erano considerati un punto di raccordo e rappresentavano le nuove idee. Ricordo che quando dopo aver passato qualche giorno a Firenze, a Pistoia presso la Poltronova di Camilli, dove Sottsass progettava i suoi straordinari Mobili spirito, e a Montelupo, dove creava, con l'aiuto affettuoso di Londi le sue Ceramiche delle tenebre (che io presentai nella Galleria L'aquilone di Fabbrini, uno dei grandi ceramisti italiani) e i suoi stupendi totem (gli Yantra) mi portavano a Milano a loro studio, immancabilmente arrivavano i giovani architetti e studenti fiorentini e passavano ore discutendo e aprendoci a nuove speranze. Furono i Radicali comunque che ritrovarono il significato del sogno, dell'utopia (si pensi alle Città Ideali del Superstudio…) Furono loro che fecero sì che il rifiuto di una realtà stanca e inerte si trasformasse in una spinta verso una diversa visione del mondo. Quanto al loro peso per il futuro dell'architettura basterà pensare al periodo “radicalizzato” nell'architettura americana: agli Ant Farm ai Site, agli Onyx agli Halprin, ai Pulsa...

AS - La Biennale del 1978 li vide protagonisti e in catalogo nella presentazione della sezione emerge come chiave di lettura una doppia possibilità interpretativa, la tipologia e la morfogenesi. Potresti parlarcene?

LVM - Alla mia Biennale del ‘78 a Venezia, nella sezione Architettura radicale, il lavoro del Superstudio, La moglie di Lot, fu uno dei pezzi più straordinari. Ma mi ricordo anche La porta di Micene di Paolo Galli (9999) l'Interno urbanistico di Branzi (Archizoom), Le case Anas di Lapo Binazzi (UFO) La coscienza di Zeno di Sandro Poli e Superstudio, i lavori di Dario e Lucia Bartolini (Archizoom) e anche le opere degli altri architetti italiani che non appartenevano ai Radicali ma seguivano la stessa linea, come La Pietra a Milano, Dalisi a Napoli, Buti, Raggi ecc… Per la scelta delle due categorie Topologia e Morfogenesi riporto qui, dal catalogo della Biennale del 1978, le mie spiegazioni dell'uso dei due termini. “Nel termine Topologia ho colto dunque, in termini intuitivi, quella posizione di impossibilità di individuazione di un “topos” alternativo nella realtà, di constatazione delle condizioni di “anti-natura” nelle quali si configura il panorama dell'uomo, oggi, sia nel privato che nella sua condizione di utente della città e del territorio, nel sempre più evidente stato di alienazione. Si assume così, nel rapporto con la situazione antropologica e sociologica, come ricerca di “territori” mentali, utopici, non controllati o discriminati dai “sistemi” (disciplinari, professionali, estetici…) ed implica l'ideologia, il ricorso alla “memoria” e all'analisi della storia, implica ogni posizione che si riconosca nella non accettazione dei canoni imposti, sia nelle arti visive che nell'architettura”. “Nel termine Morfogenesi ho individuato tutto un tipo di operazioni in cui la forma non si sviluppa in maniera autonoma, ma si propone come risultato di interazione tra progetto, leggi di formatività naturale, caratteristiche antropologiche (livelli di energia psico-fisica, rapporti coi mezzi di trasformazione) in riferimento a tutte le componenti (storiche, politiche-economiche, sociali, antropologiche) dell'ambiente nella sua complessità”.


Utopie Radicali
Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976
A cura di Pino Brugellis, Gianni Pettena e Alberto Salvadori
20 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018