Una conversazione
Vajiko Chachkhiani
Art - Cosa puoi dirci sul tuo progetto di esposizione per Venezia?
Vajiko Chachkhiani - Per l'installazione smonterò una piccola casa in legno abbandonata nelle campagne della Georgia e la ri-creerò nel padiglione, completa di mobili, quadri e altri oggetti quotidiani di una vita semplice. All'interno della casa un sistema di irrigazione autonomo simulerà una pioggia continua. Una debole luce gialla illuminerà l'interno che sarà visto dai visitatori attraverso le finestre e il portico. Durante il corso dei sei mesi della mostra l'irrigazione costante cambierà l'interno: alcuni oggetti potrebbero disintegrarsi, e il muschio crescerà su di essi. A differenza degli interni, l'esterno della casa rimarrà lo stesso. L'installazione creerà una propria narrazione nel tempo seguendo una sorta di drammaturgia naturale. Questo processo incorporato è una caratteristica importante di un'opera che consente una sottile modifica .
Art - Come si realizza una mostra per la Biennale di Venezia, è diversa dalla preparazione di una esposizione "normale"? O da un'altra biennale?
Vajiko Chachkhiani - La differenza si basa sulla quantità di tempo per concepire e costruire il lavoro e nella sua realizzazione. L'approccio è tuttavia più o meno lo stesso. Forse nell'ambito del vasto contesto della Biennale l'installazione è molto di più di una dichiarazione.
Art - Che cosa significa "rappresentare" il tuo paese? E'un onore o è un problema?
Vajiko Chachkhiani - Non è né l'uno né l'altro. Non l'ho pensato in questi termini, ma spero di rappresentare la voce delle persone.
Art - Hai visitato l'ultima Biennale di Venezia? Qual è il tuo primo o migliore ricordo di Venezia?
Vajiko Chachkhiani - Il mio migliore ricordo dell'ultima Biennale è il Padiglione Danese [Danh Vo] e bere un Aperol con un amico.
Art - Sarai senza dubbio molto impegnato, ha altri progetti in vista?
Vajiko Chachkhiani - Altri progetti interessanti.