Il latte dei sogni prende il titolo da un libro per bambini di Leonora Carrington (1917–2011), in cui
l’artista surrealista racconta storie oniriche di creature ibride e mutanti in grado di terrorizzare
grandi e piccini. Le favole di Carrington descrivono un mondo magico nel quale la vita viene
costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare,
trasformarsi, diventare altro o altri da sé. La Mostra sceglie le creature fantastiche di Carrington
come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e le definizioni
dell’umano.
Le pressioni esercitate dal cambiamento tecnologico, l’acuirsi delle tensioni sociali, lo scoppio della
pandemia e l’incombente minaccia di disastri ambientali ci ricordano ogni giorno che, in quanto
corpi mortali, non siamo né invincibili né autosufficienti, ma parte di una rete simbiotica di
interdipendenze che ci lega gli uni agli altri, alle altre specie e al pianeta nel suo complesso. In
risposta a questo clima, molte delle artiste e degli artisti inclusi in mostra immaginano una
condizione postumana che sfida la moderna visione occidentale dell’essere umano – soprattutto il
presunto ideale dell’“Uomo di Ragione” – come fulcro immobile dell’universo e misura di tutte le
cose. Al suo posto alcune artiste e alcuni artisti celebrano una nuova comunione con il non umano,
con il regno animale e con la Terra; altri tentano strategie di “re-incanto” del reale, proponendo
inedite alleanze tra specie e nuovi mondi abitati da esseri porosi, ibridi e molteplici. Altri ancora
reagiscono alla dissoluzione dei supposti sistemi universali, riscoprendo forme di conoscenza locali
o indigene e nuove politiche di identità.
Il latte dei sogni raccoglie le opere di 213 artiste e artisti provenienti da 58 Paesi e si concentra
attorno a tre aree tematiche che si intrecciano attraverso il Padiglione Centrale e l’Arsenale: la
rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; la
connessione tra i corpi e la Terra.
La Mostra è ancorata da cinque “capsule del tempo” a carattere storico che riuniscono opere d’arte
e oggetti provenienti da diverse aree geografiche e movimenti dal XIX secolo in poi, per fornire
ulteriori strumenti di approfondimento e introspezione sui temi proposti. Presentando artiste e
figure culturali il cui lavoro è stato adombrato da narrazioni prevalentemente maschili, queste
esposizioni fungono da punto di partenza per una riflessione critica, tracciando genealogie
alternative e affinità tra passato e presente.
Il latte dei sogni immagina un viaggio trans-storico che non ruota attorno a sistemi di eredità o
conflitto, ma procede per rapporti simbiotici, solidarietà e sorellanze, incontrando lungo il tragitto
artiste e artisti che hanno radicalmente ripensato le categorie dell’umano e del sé.
Cecilia Alemani
Curatrice della 59. Esposizione Internazionale d’Arte